La 1ª uscita ufficiale di trekking dei Rinco Boys, sulla "montagna di casa" |
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Loc. Viote del Bondone (TN), 19/09/2009. E' stata disputata oggi, sul Monte Bondone, la 1ª uscita ufficiale di trekking dei Rinco Boys. Dopo la mountainbike e le ciaspole arriva quindi una nuova disciplina, con l'obiettivo di trasformare il Club in una vera polisportiva di montagna. Peccato che l'iniziativa non abbia trovato un adeguato riscontro di adesioni: solo 5 soci, infatti, hanno presenziato all'escursione. Dovevano essere 10, ma una serie di defezioni tra la serata di venerdì e la mattina di sabato hanno praticamente dimezzato il lotto dei partecipanti. Un vero peccato, perchè questo è un tracciato che meritava davvero, con ben 3 vette oltre quota 2000 da raggiungere in sequenza, dei suggestivi sentieri in cresta e anche qualche passaggio attrezzato con il cordino d'acciaio. Nulla di particolarmente tecnico, per carità, solo un paio di punti dove le "monade" è meglio metterle da parte per concentrarsi su dove mettere mani e piedi.
Qualche banco di nebbia e le nuvole basse hanno di tanto in tanto oscurato il panorama, visibile solo a sprazzi, ma ciò non ha tolto nulla alla bellezza dell'escursione, anzi, in qualche frangente l'ha resa ancora più suggestiva, come quando la cima del Palòn è letteralmente sbucata da un tappeto di nuvole, tanto che sembrava di fare la foto dai finestrini di un aereo.
Da registrare la prima presenza stagionale del Pajazo, salito da Este (PD) di buon mattino e rèsosi protagonista di una traversata ai limiti dell'eroico, avendo perso entrambe le suole delle scarpe (ma che cacchio di scarpe aveva messo?) lungo la prima salita, verso Cima Verde. Con solo il rivestimento interno della scarpa a poggiare a terra, ogni passo sulle pietre era una frustata alle piante dei piedi, tanto che dopo il passaggio sulla prima vetta, il padovano ha rinunciato a salire sul Dosso d'Abramo e sul Cornetto, preferendo aspettare i compagni, in entrambe le occasioni, alla base del sentiero che corre sotto le cime, per evitare i tratti più rocciosi (vedi pagina speciale dedicata all'accaduto: "L'alpinista scalzo").
La giornata era iniziata con un promettente cielo azzurro e le Tre Cime, come del resto il Gruppo del Brenta dalla parte opposta, ben visibili dalle Viote. Lasciate le auto al parcheggio presso le ex caserme austriache, ora sede del Centro di Ecologia Alpina, i 5 Rinco hanno imboccato la comoda strada pianeggiante in direzione della Cima Verde. Dopo circa 1 km la strada è stata abbandonata per imboccare il sentiero 630b, che sale subito ripido nel bosco. Del resto, dai 1550 metri di quota delle Viote, bisogna salire ai 2102 della Cima Verde: oltre 550 metri di dislivello in pochissima strada, quindi è scontato che la pendenza deve esserci per forza!
Il primo tratto del sentiero si sviluppa interamente nel bosco, poi - una volta giunti in località Acqua del Mandrét (a quota 1780), il panorama si apre perchè la vegetazione comincia a diradarsi, con i pini ed i faggi che lasciano il posto ai mughi, ai ginepri e agli altri arbusti tipici di queste quote. Ogni tanto la coltre di nebbia e le nuvole basse che nel frattempo avevano avvolto la zona, si diradavano lasciando intravedere degli scorci di paesaggio, come quello sulla Valle dell'Adige ad est o sulla conca delle Viote a nord-est.
La salita è proseguita sul sentiero fino ad una piccola parete rocciosa, proprio sotto la Cima Verde, dove la via è stata attrezzata con un cordino in acciaio ed è necessario salire aggrappati puntando i piedi tra le fessure delle rocce. Un "tocco di alpinismo" per rendere ancor più suggestivo il nostro tour, anche se non si è trattato - come dicevamo in precedenza - di nulla di trascendentale; solo un po' di prudenza e via.
Dopo il passaggio con il cordino è rimasto l'ultimo tratto di sentiero che ha condotto sulla vetta di Cima Verde, a quota 2.102. Durante la salita, su una cresta rocciosa velata dalla nebbia, sono state scorte in lontananza delle sagome di animali con delle corna abbastanza lunghe, inizialmente scambiati per camosci. Poco dopo, però, è giunto nitido il tintinnìo dei campanellini appesi al collo, da cui si è capito che si trattava di capre, forse lasciate pascolare in libertà o forse fuggite da qualche gregge. Giunti sulla Cima Verde, baciati da un tiepido sole autunnale, i Rinco hanno quindi fatto la prima sosta, approfittandone per sgranocchiare qualcosa e per bere dell'acqua.
Dopo la foto ricordo il quintetto è partito alla volta del Doss d'Abramo, percorrendo il bel sentiero in cresta coperto di schegge di rocce rossastre, frutto della friabilità di queste formazioni calcaree, originate dai depositi sabbiosi del mare che circa 50 milioni di anni fa copriva questa parte della Terra.
Durante la traversata è stato scorto su un ripido pendio un esemplare di camoscio (e questa volta, senza la nebbia, non c'era modo di sbagliarsi!), che brucava solitario i pochi ciuffi d'erba tra le rocce. Arrivati alla base del Doss d'Abramo è stato percorso il sentiero che aggira la montagna sul lato nord, fino ad arrivare al bivio che conduce in vetta. Qui è stato necessario affrontare un altro tratto attrezzato con il cordino e le scalette di ferro fissate nella roccia, anche se in questo caso non bisognava risalire una parete ma un piccolo canale. Altra breve tappa sulla cima, altra foto e poi via, di nuovo in discesa lungo la via attrezzata, per imboccare il sentiero verso la terza ed ultima cima: il Cornetto.
Giunti alla base della vetta (la cui forma a cornetto, che gli ha procurato il nome, è visibile solo dalla valle dei Laghi, ndr) i Rinco si sono imbattuti in un gregge di pecore, spintesi fino oltre quota 2000 per trovare erba sempre più fresca e saporita. Qui è stata fatta l'ultima deviazione dal sentiero di base, per salire sulla più alta delle Tre Cime, a quota 2.180. Sotto la cima si notano ancora le trincee che gli austriaci avevano realizzato nell'ambito della c.d. "fortezza di Trento", costruita durante il conflitto 1915-18 per difendere la città di Trento, all'epoca (come tutto il Trentino), parte integrante dell'Impero Austro-Ungarico. Dopo l'ultimo sforzo è stata quindi raggiunta la cima del Cornetto, terza ed ultima tappa della nostra traversata.
A questo punto non è rimasta che la lunga discesa verso le Viote, effettuata percorrendo il sentiero 607 della "Costa dei Cavai", a noi ormai più che conosciuto perchè vi si svolge ogni anno la "Ciaspolata by Night", una bella camminata in notturna con le racchette da neve di cui il prossimo gennaio si terrà la 4ª edizione.
Arrivati in fondo non senza fatiche (il sentiero pietroso non consentiva una discesa agevole, con continue sollecitazioni di caviglie e ginocchia), sono stati attraversati i prati delle Viote, che d'inverno si trasformano in apprezzate piste per lo sci da fondo, giungendo così nei pressi delle ex caserme, dove si è chiuso l'anello.
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Per quanto riguarda i dati tecnici, sono stati percorsi circa 8 km, mentre il dislivello complessivo è stato di poco inferiore ai 700 metri. L'altimetria è caratterizzata dalla ripida salita iniziale verso Cima Verde, seguita da un tratto in saliscendi lungo la cresta, per collegare le Tre Cime. Dal Cornetto c'è poi la lunga discesa verso la piana delle Viote. GPM alla Cima Cornetto (m. 2180).
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Arrivati alle Viote, si presentano le Tre Cime: la
giornata promette bene
Si vede anche il Gruppo del Brenta, con la sua sequela
di guglie rocciose protese verso il cielo
Dal parcheggio presso le ex caserme austriache (ora
Centro di Ecologia Alpina) si
imbocca una comoda strada pianeggiante, in direzione della Cima Verde
Per strada incontriamo un tortuoso faggio secolare
Al bivio per il sentiero 630b, che punta alla Cima
Verde
Per un bel tratto si cammina in un fitto bosco
Altro bivio: stavolta si comincia a salire decisamente
La strada ha lasciato posto ad un sentiero tracciato
nei prati
Dopo una bella scarpinata e circa 200 metri di
dislivello arriviamo in loc. Acqua del Mandrét
Da qui in poi (siamo a quota 1800) la vegetazione si
dirada e camminiamo in campo aperto
Un tratto del sentiero che si inerpica tra i mughi,
con il fondo in sassi e radici
L'Uomo Ombra ha trovato un sedile naturale dove tirare
il fiato prima della nuova salita
Proseguiamo facendo attenzione al dirupo alla nostra
sinistra: se cadi arrivi a Cimone!
Nel frattempo, dal tappeto di nuvole mosse dal vento,
spunta la cima del Palòn
Proseguiamo la ripida salita. Il sentiero presenta
diversi scalini naturali in pietra
Per salire su certi passaggi ci si aiuta con i
bastoncini
Giungiamo all'attracco del tratto ferrato: ci aspetta
una breve parete da scalare
Certi scorci sono da Gruppo del Brenta
Brücke, la "guida indigena", affronta per primo il
tratto in parete
Il Pajazo alle prese con il cordino, mentre sale la
parete attrezzata
Ora è la volta di Cipollino
Anche appeso in parete il Presidente non rinuncia ad
imbracciare la sua Nikon ...
... ed ecco l'Uomo Ombra l'immortalato dall'alto
mentre sale aggrappato al cordino
All'arrivo del tratto ferrato
Non è roba da K2, ma nemmeno da prendere alla leggera!
Le nuvole si alzano e scorgiamo la piana delle Viote
Su uno sperone roccioso vediamo le sagome di alcuni
animali dalle lunghe corna.
Inizialmente pensiamo a dei camosci, poi il tintinnìo del campanellino ci fa
capire
che sono delle capre lasciate libere di pascolare, oppure fuggite da un gregge
Oltre quota 2000 incontriamo nell'erba numerosi
esemplari di stella alpina
Mentre la nebbia torna ad infittirsi affrontiamo
l'ultimo tratto di salita per la Cima Verde
Gli abitanti della zona hanno lasciato evidenti segni
del loro passaggio
Finalmente sbuchiamo sul pianoro erboso in vetta, a
quota 2.102 metri
Brücke a passeggio sulla Cima Verde. Alle sue spalle
la Valle dei Laghi
Il Presidente sorride soddisfatto: la prima delle Tre
Cime è conquistata!
Prima di riprendere il sentiero, foto di gruppo sulla
vetta
Aggiriamo Cima Verde dal lato sud e imbocchiamo un
sentiero pietroso
Queste montagne sono il frutto del deposito, circa 50
milioni di anni fa, di sabbie marine poi
stratificate e diventate rocce, per la verità assai friabili, come si noterà dai
frammenti a terra
Il sentiero è infatti coperto da piccole schegge di
roccia rossa
Scendiamo da Cima Verde e puntiamo verso il Doss
d'Abramo
Tra una cima e l'altra il sentiero procede in
saliscendi
L'Uomo Ombra si concede un attimo di riposo su una
pietra
No comment
Arriviamo alla parete del Doss d'Abramo e imbocchiamo
il sentiero che ne percorre la base
Il Pajazo, da tempo senza suole delle scarpe, procede
con cautela: ogni passo sulle rocce
è una frustata alle piante dei piedi! Difatti rinuncerà alla salita sulle altre
due cime del tour
Il sentiero procede in discesa, facendoci perdere
ulteriore quota
Ogni tanto ci fermiamo ad ammirare la maestosità di
queste formazioni rocciose
Nel frattempo si scorgono frammenti di panorama sulle vette del
circondario
Qui ci sono un paio di "ritocchini" dell'immagine. Riuscite ad indovinare quali?
Per salire sul Doss d'Abramo affrontiamo un nuovo tratto attrezzato con cordino
Bisogna stare distanziati perchè cadono continuamente
piccole pietre smosse dai piedi del
compagno che ci precede. Nel piccolo canale in alto troveremo una scaletta in
ferro
Ecco Cipollino affrontare gli scalini fissati nella
roccia
Il Presidente chiude il quartetto (mentre il Pajazo è
rimasto sul sentiero ad attendere)
Ci siamo: anche il Doss d'Abramo (m.2138) è
conquistato
Scendiamo dallo stesso sentiero fatto in salita: da
qui si nota il colore rossastro delle rocce
Facciamo a ritroso la scaletta con il cordino ...
L'Uomo Ombra scende per ultimo
... ed eccoci pronti per l'ultima vetta: il Monte
Cornetto
Il sentiero torna a salire, anche se il fondo si fa
più erboso
Èccoci sotto il Cornetto. La caratteristica forma
appuntita che ha determinato il nome della
cima si vede in realtà solo dalla Valle dei Laghi, come si può notare
dall'immagine sotto.
La foto è stata scattata a marzo 2008 dalla ciclabile
Sarche-Pietramurata, durante
l'escursione "Bici & Bicèri" alla Cantina Pisoni di Pergolese
Alla base della cima incontriamo un gregge di pecore
Il Presidente, facendo valere la sua carica (?), le fa
spostare dal sentiero
Liberata la strada partiamo per l'ultima delle Tre
Cime
Questa zona, ai tempi del conflitto 1915-18, era stata
fortificata dagli austriaci a
difesa della città di Trento. Ecco i resti delle trincee scavate nella roccia
Non dev'essere stato un granché passare le giornate lì
dentro ad attendere il nemico ...
Le ultime fatiche, salendo tra le rocce
E sono tre! Foto ricordo anche ai 2.180 metri della
Cima Cornetto
Ora non rimane che la lunga discesa verso la piana
delle Viote
Un suggestivo passaggio del sentiero, tra le rocce
rosse che hanno dato il nome anche
alla pista da sci che scende fino ai piani di Mezavia, sopra la malga Brigolina
Un signor sentiero: ci sono pure i guard rail!
Scendiamo per il sentiero 607 della "Costa dei cavai",
che noi conosciamo bene perché
lo percorriamo ogni anno (in salita) lungo il tracciato della "Ciaspolata by
Night"
Infatti questo albero dalla forma particolare è stato
fotografato più volte coperto di neve
Ricordate?
La discesa prosegue tra le pietre: certo la neve è più
comoda!
In fondo alla discesa sbuchiamo nella piana delle
Viote. Sullo sfondo il cono del Palòn
L'eroico Pajazo commenta il giro (senza suole!)
guardando le Tre Cime dal basso
Ora dobbiamo attraversare i prati (che d'inverno
diventano piste da fondo) per tornare alle auto
Sassi anche qui? E chi ce li ha messi?
Cipollino chiude gli arrivi al parcheggio, stanco ma
soddisfatto per il bellissimo tour