17/11/2018 - Disputata oggi nella Piana Rotaliana l'uscita autunnale del programma Bici & Bicèri che - come ormai da tradizione - ha chiuso la stagione delle due ruote dei Rinco boys. In mattinata c'è stata la bella pedalata (circa 27 km) fra i vigneti della più vasta pianura del Trentino, la visita guidata con degustazioni presso la Cantina Martinelli, a Mezzocorona.
Molto suggestivo l'itinerario percorso in bike, con passaggio lungo il torrente Noce (che è stato l'artefice, con le sue passate esondazioni, della piana alluvionale della Rotaliana), ma anche con alcuni scorci naturalistici, come il Biotopo La Rupe, e storici, come l'abitato di Zambana vecchia, distrutto dalla frana dell'aprile 1956, o i centri di Grumo, San Michele e Mezzocorona.
27 km baciati dal sole, con dislivello quasi nullo, pedalando in scioltezza fra vigneti, meleti, corsi d'acqua ed antichi borghi ...
Dopo la pedalata - come si diceva - ci sono stati la visita guidata ed la degustazione presso la struttura della Cantina Martinelli, una storica realtà della Rotaliana (l'azienda venne fondata nel 1860) che dopo un trentennio di oblìo ha, da poco, riavviato la produzione, grazie alla spinta di due giovani, Andrea e Giulio Martinelli, 5ª generazione della famiglia che avviò l'impresa quando queste terre erano ancora sotto l'impero austro-ungarico. Ecco i dettagli ...
La prima "B": la Bici ...
....La
mappa (clicca sull'immagine per accedere al tracciato sulle dettagliate mappe di OpenMTB) |
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La panoramica 3D
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L'altimetria
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Le foto della pedalata
Preparativi pre-partenza
Bici & B...otti
Poco dopo le 9:00, si parte
Percorriamo via del Castello, uscendo da Mezzocorona
Ci dirigiamo verso il torrente Noce
Raggiungiamo la pista ciclabile in sponda sinistra del
torrente
Poco più avanti c'è il ponte che collega la sponda di
Mezzocorona con quella di Mezzolombardo
Attraversiamo il torrente, per raggiungere la
ciclabile sul lato opposto
Alla nostre spalle le condotte forzate della centrale
idroelettrica di Mezzocorona
Il Noce, con il riflesso del Sole, sembra un nastro
argentato
Con il Sole in faccia, procediamo ora sulla ciclabile
in sponda destra
In questa zona il torrente occupa ampi spazi, con
l'acqua quasi ferma
In corrispondenza della ferrovia Trento-Malè, dobbiamo
scendere dall'argine
Per un tratto, proseguiamo nei vigneti
Dopo il sottopasso ferroviario, si risale sull'argine
Dopo aver attraversato la statale della Val di Non, si
prosegue su sterrato
Pedaliamo nell'erba bagnata dalla rugiada
Vista su Mezzolobardo
Ci dirigiamo verso la località Rupe
Si pedala a pochi metri dal Noce
Arriviamo alla Rupo
Attraversiamo la SP 90 e proseguiamo sull'argine
erboso dall'altro lato
Il Ponte della Rupe
Volgendo lo sguardo in alto, si capisce subito
l'origine del toponimo ...
Entriamo nel biotopo
Qui il Noce, negli anni '20, ha rotto l'argine destro,
scavandosi un letto naturale
Il ponte Ululone, della superstrada Trento-Rocchetta
Attraversiamo un ruscello normalmente asciutto,
ravvivato dalle piogge di fine ottobre
Passiamo sotto il ponte che prende il nome dal
ranocchio, di colore giallo, che vive nel biotopo
Entriamo nella zona protetta
Attraversiamo una radura
Gli schermi in legno, con le feritoie per osservare
e/o fotografare la fauna
Più avanti si entra nella boscaglia del biotopo
Il Noce, con le sue anse naturali, scorre alla nostra
sinistra
Il ponticello in legno, reso inagibile dalla piena del
29/10, che lo ha sollevato dai supporti
Ci tocca il guado
Proseguiamo sul bel sentiero che si sviluppa fra gli
alberi
Si avanza in direzione sud
Si pedala su un letto di foglie secche
Siamo nella parte finale del biotopo
Anche qui qualche albero, con il vento di fine
ottobre, è crollato
C'è chi passa sotto e c'è chi passa sopra
E adesso che scende più ???
Dopo l'ostacolo, si riparte
Tratto conclusivo quasi in single-track
Usciamo nel biotopo
Raggiungiamo i vigneti di Zambana
Lasciamo la boscaglia e proseguiamo nei campi
Si pedala ancora lungo il Noce
Poco più avanti, imbocchiamo una stradina
interpoderale
Percorriamo anche un tratto della vecchia strada sotto
la parete, abbandonata da anni
Sopra di noi, le pareti rocciose
Siamo in vista di Zambana vecchia, di cui si vede il
campanile
Arriviamo a Zambana vecchia
La Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo, eretta nel 1539
Foto di gruppo
Aggiriamo la chiesa, unico edificio della parte alta
del paese risparmiato dalla frana del 1956
Immagini d'epoca, scattate dopo la frana
Resti di costruzioni, distrutte dalla frana
Pezzi dell'impianto di risalita della funivia
Zambana-Fai, anch'essa distrutta dalla frana
Ecco come si presentava prima del tragico evento
La funivia risaliva la Val Manara, fino a Fai della
Paganella
Recentemente sono stati installati alcuni
pannelli che narrano la vicenda della frana
Ci fermiamo qualche minuto ad osservare le foto
d'epoca
Altro importante edificio di Zambana vecchia è il
dopolavoro, che meriterebbe un restauro
La facciata con l'insegna dipinta
Le scuole elementari, abbandonate
Dopo l'interessante visita a Zambana vecchia, si
riparte
Attraversiamo il Noce sul Ponte Arcobaleno
Guardandolo di fianco, si capisce il perchè di questo
nome
Questo era il punto più a sud dell'itinerario. Ora si
torna a nord, verso la Rotaliana
Imbocchiamo il sottopasso alla Trento-Rocchetta
Si prosegue costeggiando il canale di bonifica
Giornata limpidissima (e nemmeno fredda)
Autunno ...
Entriamo nel comune di Nave S.Rocco, che fra poco si
fonderà con Zambana in "Terre d'Adige"
Lasciamo la strada e proseguiamo su erba, nei meleti
Costeggiamo un piccolo canale irriguo
La colonna dei Rinco
Si prosegue nei campi, in zona Maso delle Part
Grassi cespugli di Rosa canina
Da queste bacche si ricava un'ottima marmellata
Di fronte a noi intravediamo la sagoma bianca del
ponte della Rupe, dove stiamo ritornando
Slalom fra i campi
Si prosegue ancora per un tratto su erba
Sosta merenda
Mmmmmh, che succosa
Lasciamo i campi e saliamo sulla provinciale
Incolonnati a bordo strada, percorriamo circa 100
metri di strada
Alla Rupe, imbocchiamo l'argine sinistro del Noce
Il Ponte della Rupe, questa volta ripreso dal lato
opposto
Proseguiamo sulla strada arginale
Vigneti di Teroldego
Il Noce
Finisce lo sterrato
Cascatelle del torrente
Lasciamo l'argine del Noce e proseguiamo verso est, in
direzione San Michele all'Adige
Autunno
Anche qui si pedala su ampie strade interpoderali
Baciati dal sole ...
Ci avviciniamo a San Michele
Arriviamo a Grumo
Entriamo nella frazione di San Michele, posta in riva
destra dell'Adige
Grumo deriva dal latino
grūmus (colle, rialzo di terra) e
infatti il paese è su un piccolo rilievo
Raggiungiamo il fiume Adige
Attraversiamo il fiume, utilizzando il moderno ponte
ad arco
Il ponte, in acciaio, è lungo ben 107 metri ed alto 20
Più a nord, il ponte stradale, anch'esso ad arco, ma
di cemento armato
Ci dirigiamo verso il centro di San Michele
Imbocchiamo il sottopasso alla statale 12 del Brennero
Arriviamo in centro a San Michele
Vecchi affreschi di epoca tirolese, nascosti sotto uno
strato di intonaco bianco
Percorriamo la vecchia "Via Imperiale, la strada che
attraversava il paese sull'asse nord-sud
In vista dell'antica foce del Noce nell'Adige, prima
della deviazione a metà del 1800
Usciamo da San Michele all'Adige
In leggera discesa, lasciamo correre le nostre mtb
Arriviamo in località Masetto
Il Castello di Monreale (Königsberg)
Passiamo sul Ponte della Cacciatora
Il fiume Adige
Imbocchiamo un'altra strada che ci riporta nei campi
Pedaliamo sotto l'argine destro del fiume
Per un tratto, siamo a fianco dell'A22
Imbocchiamo il sovrappasso all'autostrada, una delle
poche salitelle di oggi!
Sul ponte
Si ritorna verso Mezzocorona
Ripassiamo sul grosso canale principale della bonifica
atesina di fine 1800
Una striscia d'argento ...
Arriviamo in vista delle prime costruzioni di
Mezzocorona
Percorriamo un breve tratto della provinciale per
Roverè della Luna
Subito dopo, lasciamo la strada provinciale e
imbocchiamo un'altra strada di campagna
Entriamo a Mezzocorona
Entriamo in paese
Un caratteristico erker, tipico
dell'architettura tirolese
Passaggio in piazza
Proseguiamo nel centro del paese
Fino ad inizio '900, il paese si chiamava Mezzotedesco
Arriviamo al colmo, posto proprio davanti alla Casa di
riposo
Un gran bel panorama
Scendiamo verso la cantina, posta sotto il castello
Eccoci arrivati
Entriamo, ora ci dedichiamo alla 2ª B: i Bicèri
La seconda "B": i Bicèri ...
Dopo aver lasciato le nostre MTB, ci buttiamo con piacere nella 2ª parte del programma B&B. La seconda B, infatti, sta per Bicèri e così, dopo la "fatica" in sella, arriva l'atteso e gradito momento eno-gastronomico. Ad attenderci, all'interno dell'antica struttura in via del Castello, c'è Giulio, il più giovane dei due fratelli che da pochi anni hanno preso le redini dell'azienda, rilanciandola.
La Cantina Martinelli, ci viene raccontato, nacque nel 1860 quando Andreas Martinelli scese dalla natia Rumo (in alta Val di Non) ed avviò un'azienda dedita sia alla produzione del vino (sfuso) che all'allevamento di bestiame e alla produzione di carne. La struttura, infatti, consta di 3 blocchi: uno era adibito a cantina, uno a stalla con sovrastante fienile ed uno ad abitazione.
Circa 35 anni fa, Martinelli Paolo ereditò l'azienda dal padre ma, avendo egli intrapreso un'altra strada lavorativa (nel mondo del cinema e della tv) e non potendo seguire la produzione dalla lontana Roma, decise di affidare a terzi la coltivazione, conferendo l'uva alla cantina sociale di Mezzocorona e rinunciando così ad una produzione propria. 30 anni più tardi, i due figli di Paolo decisero di raccogliere l'eredità di famiglia e rilanciare la produzione. Andrea (classe '86), dopo la laurea in biologia ed un master in agribusiness conseguito in Australia, nel 2010 - all'età di 24 anni - si trasferisce in Trentino e si iscrive all'Istituto Agrario di San Michele per concentrarsi sul vino. Completa il corso di Sommelier, si unisce ai giovani vignaioli della Piana per una rivalutazione del Teroldego ed inizia la produzione di vini di eccellenza. Il fratello Giulio (classe '88), invece, è ingegnere. Dopo la laurea a Brighton e un Master a Madrid decide di trasferirsi anche lui a Mezzocorona a fare il muratore! I lavori di modernizzazione della cantina, avviati dal fratello Andrea, sono in pieno regime e chi meglio di un ingegnere per trasformare gli antichi stabili in un moderno complesso vinicolo.
Nel 2013 avviene la prima vendemmia della nuova realtà, guidata dalla 5ª generazione dei Martinelli, mentre 2015 escono in commercio le prime bottiglie di Teroldego Rotaliano con la nuova etichetta.
Dopo la visita all'antica struttura, con l'ampio locale cantina (dove un tempo giacevano decine di enormi botti in legno) e la suggestiva barricaia sotterranea (con colonnato e volte a botte), iniziamo a degustare alcuni prodotti dell'azienda, accompagnati da formaggi e salumi locali.
Dapprima è stato assaggiato un bianco, lo Chardonnay, recentemente premiato come miglior prodotto per rapporto qualità/prezzo dal Gambero Rosso. Successivamente si è passati ai rossi, con il classico Teroldego Rotaliano, il vino autoctono di questa porzione di Trentino, ed un profumatissimo Lagrein, il "cugino" altoatesino. Produzione limitata (15-20.000 bottiglie/anno), puntando inevitabilmente alla qualità. Infatti, racconta Giulio Martinelli, la loro cantina è fra i fondatori dell'Associazione TEROLDEGO evolution, che raccoglie 11 giovani vignaioli rotaliani, con l'obiettivo di produrre un Teroldego di pregio assoluto. Un paio di numeri, per far capire la differenza. Il disciplinare della DOC "Teroldego Rotaliano" consente una produzione di 170 q.li per ettaro, con una tolleranza del 20% (!!!). In pratica, si possono superare i 200 q.li per ettaro. Nel disciplinare firmato dai vignaioli di "Teroldego Evolution", il limite è di 60 q.li per ettaro. Poco ma (molto) buono, verrebbe da dire!
Ecco - ad ogni modo - le immagini della visita in cantina e della successiva degustazione .
Le foto della visita
Il "Sametto", piccolo trattore del mitico marchio SAME
La visita parte dal cortile, ai piedi di Castel
Firmian
E' Giulio Martinelli a farci da "Cicerone"
Il grande edificio che ospita la cantina
Raggiungiamo la cantina
Entriamo nello storico portone ad arco
L'ampio locale interno
Giulio Martinelli racconta dei "ritrovamenti", negli
edifici, di vari pezzi storici
Le grandi botti di legno, che venivano costruite
direttamente nel locale, in quanto le porte
non erano sufficientemente grandi per farle passare. La cantina ne ospitava
una quarantina!
Giulio Martinelli prosegue la narrazione della storia
aziendale
Altro "pezzo da museo"
Passiamo a visitare la barricaia
Qui, al fresco, il vino si affina nelle barrique in
legno
Tra le novità degli ultimi anni, l'affinamento in
contenitori di terracotta
La terracotta, ci viene spiegato, garantisce
ossigenazione (come il legno) ma non aggiunge
niente al vino, né tannini né aromi, per cui è indicata per esaltare gli
aromi originali del prodotto
Proseguiamo la visita nel sotterraneo
Questo, invece, è un antico "filtro a sacchetti".
Nella vasca superiore si versava il vino, che
calava attraverso i fori (dove si vedono quei supporti verdi), passando in
una sorta di calza
riempita di sabbia, che filtrava le impurità, trattenendole, e rilasciava un
liquido più limpido
Giulio Martinelli ci accompagna nella parte "moderna"
della cantina
I fusti d'acciaio che hanno sostituito le antiche
botti in legno
Ora passiamo a qualche assaggio ...
Si comincia dall'unico bianco prodotto da Martinelli:
lo Chardonnay
Passiamo al Teroldego Rotaliano, il vino autoctono
della Piana Rotaliana
Rosso rubino ...
Da ultimo, degustiamo un profumatissimo Lagrein,
prodotto nel vitigno a fianco del cortile
Si annusa e si assapora ...
Le "nonne" di 70 anni, piantate a fine anni '40, dopo
la guerra
L'ampia pergola doppia, dove un tempo si sfruttava la
striscia centrale come orto
Autunno ...
Visitiamo, da ultime, le vecchie stalle
Non solo vino. Direttamente da Roma, dall'attività del
padre dei due giovani Martinelli, nel
mondo del cinema e della TV: si tratta di un vecchio strumento per il
montaggio delle pellicole
E per finire, non può mancare l'acquisto di qualche
... souvenir :-)
I tre vini assaggiati in questa bella tappa di Bici &
Bicèri
... alla prossima!