24
SET

PROGRAMMA TREKKING, 6ª USCITA 2016

Piccole Dolomiti,
Grande Spettacolo
!


 
 


Nel Gruppo del Carega, al confine fra Trento e Vicenza, l'ultima spettacolare uscita d'alta quota del programma trekking 2016. Alla partenza da Trento ... diluvio (!), ma già alle 8 ampie schiarite e sole in arrivo. 10 i presenti, che hanno affrontato i 12 km fra le rocce e le guglie delle "Piccole Dolomiti", fino ai 2259 metri di Cima Carega. Ora il finale con le trincee del Monte Creino.

 


 

i presenti

 

SOCI
ospiti        

 

 

la cronaca

24/09/2016. E' stata disputata oggi al confine fra il Trentino e la Provincia di Vicenza la 6ª uscita del programma trekking 2016: l'ascesa a Cima Carega. Dopo il Piz Boè di fine luglio e il Redival di fine agosto, si completa così il trittico di grandi uscite in alta montagna, tutte e tre caratterizzate - peraltro - da belle giornate di sole.

Il gruppo, composto oggi da 10 trekker, si è ritrovato verso le 8 meno un quarto a Passo Pian delle Fugazze, lungo la statale che collega Rovereto con Schio (VI). La partenza in auto da Trento, quando ancora era buio (h. 6,30), era stata caratterizzata da una pioggia battente, ma le previsioni meteo indicavano schiarite a partire dalle 8,00, per cui si è saliti in Vallarsa fiduciosi ...

Fiducia premiata, perchè già alle 8,00 non v'era quasi più traccia della perturbazione e il cielo si presentava azzurro e limpido. Dal Pian delle Fugazze trasferimento di circa 6 km fino al Passo di Campogrosso, con bus-navetta (la strada, infatti, è chiusa al traffico dal lato trentino, mentre è percorribile dal lato vicentino, salendo da Recoaro Terme).

Raggiunto Campogrosso (attorno a quota 1450), che si trova in provincia di Vicenza, è stato imboccato il sentiero CAI 157, addentrandosi nel bosco in leggerissima salita. Dopo circa 1,5 km, nei quali ci si è alzati di soli 50 metri, è iniziata la salita vera e propria, in un bosco di pini mughi. Con pendenze sempre più elevate, si è passati dalla mugaia ai detriti rocciosi, al cospetto delle singolari formazioni a guglia di queste montagne, che si sono guadagnate l'appellativo di Piccole Dolomiti.

Imboccato un ripido canalone, dove si è camminato a zig-zag su una traccia ricavata nel ghiaione, si è saliti non senza fatica fino ai 1900 metri di Forcella Lovaraste, posta fra la Cima Lovaraste (m.1939) e la Guglia Berti (m.1925). Qui è stato imboccato il c.d. sentiero di cresta (n.196), che con un andamento molto ondulato e diversi passaggi sulla roccia (alcuno dotati di cordino d'acciaio in parete), ha portato fino alla Bocchetta dei Fondi (posta fra il Monte Obante e Cima Mosca) e da lì alla Bocchetta Mosca (posta fra l'omonima cima e il Carega), prima della quale è stato consumato il ristoro, in una soleggiata conca erbosa.

Da Bocchetta Mosca, poco sopra quota 2000, è iniziata la salita finale, sulla vecchia strada miliare (quindi con pendenza costante e non elevata), fino al Rifugio Fraccaroli (m. 2239) e da lì - con un ripido anche se breve strappo conclusivo su roccia - alla Cima Carega (m.2259).

Dal GPM del tour odierno - dopo le foto di rito e l'osservazione del panorama - si è scesi al rifugio per un caffè, quindi è stata percorsa a ritroso la strada militare percorsa poco prima in salita, tagliando però diversi tornanti con un percorso alternativo più diretto (e ovviamente molto più ripido). Da Bocchetta Mosca si è quindi proseguito sul sentiero 157, posto leggermente e valle di quello percorso all'andata (196), arrivando alla Bocchetta dei Fondi (m. 2025). Da qui è iniziata la ripida discesa nel canalone ghiaioso posto alle spalle di Cima Mosca e Monte Obante, che ha fatto perdere quota in breve tempo, portando dai 2000 ai 1600 metri.

Qui si è ritornati a camminare fra i mughi e, successivamente, nel bosco, percorrendo in tranquillità gli ultimi 2,5 km, fino al passo di Campogrosso, dove si è chiuso il tracciato. Per il rientro a Pian delle Fugazze, metà gruppo è salito sulla navetta (corsa delle 16:40), mentre gli altri - in mancanza di posti sul mezzo - hanno proseguito a piedi, sciroppandosi altri 6 km di supplemento!

- - -

Ora l'appuntamento è per il 2° week-end di ottobre (non ancora stabilito se sabato 8 o domenica 9), con la RincoBike, la gara sociale a squadre dei Rinco Boys.



 

i dati tecnici.

Complessivamente sono stati percorsi 12 km, mentre il dislivello superato è di circa 900 metri. L'altimetria presenta un tratto iniziale, di 1,5 km, in leggera salita nel bosco, seguito da un altro km e mezzo con pendenze attorno al 30%, nel canalone che porta a forcella Lovaraste. Nella parte centrale del tracciato si trovano circa 6,5 km di percorso ondulato, con prevalenza di salita, lungo la cresta rocciosa dalla Forcella Lovaraste a Cima Carega. A seguire, 3,5 km di discesa ripida, scendendo da Cima Carega (con vari tagli fra i tornanti) e poi nel canalone che scende da Bocchetta dei Fondi. Ultimo tratto con 2,5 km di falsopiano nel bosco, per rientrare a Passo Campogorsso. GPM a Cima Carega (m.2259).

L'altimetria
 
La panoramica in 3D
 
La mappa
Puoi vedere il tracciato sulle dettagliate
mappe "OpenCycleMap", grazie al sito:

NB: agendo con il mouse sui comandi +/- puoi ingrandire o ridurre il dettaglio della mappa,
mentre con la "manina" (tenendo cliccato il
mouse) puoi trascinare la mappa stessa.

 

 

Scarica qui la traccia in formato GPX per il tuo navigatore satellitare

.............. scarica qui il file in formato kml
per vedere il tracciato con

 

 

le immagini

1. ritrovo e trasferimento in navetta


Il ritrovo - prima delle 8:00 - è al Passo Pian delle Fugazze


Parcheggiamo le auto nell'unico posteggio non a pagamento del passo


Il sole si sta alzando ...


In attesa del bus-navetta ...


Alle 8:00 in punto, partiamo verso il Passo di Campogrosso


Il percorso è breve (6 km) e in pochi minuti siamo a Campogrosso


Ora il sole bacia le "Piccole Dolomiti": la nostra meta

2. Passo Campogrosso-Forcella Lovaraste


Raggiungiamo l'imbocco del sentiero CAI 157


Di fronte a noi lo spettacolo delle "Piccole Dolomiti"


La somiglianza con le guglie dolomitiche, in effetti, è impressionante


Imbocchiamo il sentiero, che nel primo tratto è nei pascoli


Superando alcuni avvallamenti, ci dirigiamo verso il bosco


Entriamo nel bosco, dove già appaiono i primi colori dell'autunno


Il sentiero procede con pendenza moderata


Il Dotto oggi è green !


Attraversiamo una fitta faggeta


Procediamo incolonnati sullo stretto sentierino


Ora si inizia a salire in maniera più decisa


Usciamo dal bosco e ci troviamo in una mugaia, ai piedi delle pareti rocciose


Con lo zoom si scorgono particolari interessanti, come quel masso incastrato, lassù ..


Arriviamo al bivio dove lasciamo il sentiero 157 (che percorreremo al ritorno), girando sul 195


Affrontiamo la ripida mugaia


Fra sassi e radici, l'incedere non è spedito


Le vette sono sempre più vicine ...


Arriviamo al cospetto delle ripide pareti rocciose


Voltandosi, vediamo ora il Passo di Campogrosso, da dove siamo partiti


Si incontrano anche alcune vecchie trincee della Grande Guerra


Il Presidente in sosta lungo la salita


Finita la mugaia, si passa sul pietrame


Altre trincee


Il Camoscio fa il "beato fra le donne"


Un suggestivo passaggio del sentiero, fra due grosse pietre


Il Cimo sotto la parete rocciosa


Ora le guglie sono davvero vicine


Il Dotto in sosta


Piccole Dolomiti? Piccolo Campanil Basso !


Procediamo fra le rocce


Uno spettacolare bastione roccioso


E non è il solo!


Scalini nella roccia


Campanile ... a fette !


Il sentiero si infila in uno stretto passaggio nella roccia


Con cautela, ci infiliamo uno ad uno nella feritoia


Il corridoio non è più largo di 70-80 cm


All'interno, una postazione con le feritoie per puntare le armi da fuoco senza essere visti


Usciti dal corridoio, incontriamo un ghiaione


Iniziamo a salire sul ripido versante sotto la Forcella Lovaraste


Il sentiero si inerpica con diversi zig-zag


La skyline delle guglie rocciose controsole


In alto a sinistra si scorge la forcella che dobbiamo raggiungere


Continuando il zig-zag, guadagniamo quota


Avanti a testa bassa ...


Un ultimo sguardo ai pascoli del Campogrosso, prima di infilarci nel canalone


Ecco lo stretto passaggio che dobbiamo scalare


Forcella Lovaraste è sempre più vicina. Sembra ...


La pendenza, in questo tratto di circa mezzo km, è attorno al 30%


Ora le guglie sono baciate dal sole


Il sole sta arrivando anche nel canalone


Dopo un nuovo tratto di zig-zag, altro sguardo alla forcella, che è sempre lassù ...


Maya, il labrador di WikiMau, avanza sul 4x4


WikiMau segue a ruota


Il Dotto impegnato nel tratto finale del zig-zag fra le pietre


Ormai manca davvero poco ...


Guardando verso il basso, ci si rende conto della pendenza affrontata


Ormai ci siamo


Arriviamo ai 1900 metri della Forcella Lovaraste


Qui siamo in pieno sole e la temperatura è decisamente gradevole


Facciamo una sosta per ricompattare il gruppo


Anche per Maya il meritato riposo


Sopra di noi un paio di pecore stanno pascolando fra le rocce


La sosta


Arriva anche il Dotto, con il suo passo cadenzato


Ne approfittiamo per qualche snack e per bere


WikiMau in posizione panoramica ...


Sopra la forcella, Cima Lovaraste


Dall'altro lato, la Guglia Berti


3. traversata in cresta


Dalla forcella, saliamo verso la cresta


Il sentiero si inerpica fra le rocce


L'unica vegetazione presente, oltre quota 2000, sono i pini mughi


Un altro suggestivo passaggio fra le pareti rocciose


Si continua a salire ...


Ogni tanto troviamo qualche scalino


In questi casi Maya ha bisogno dell'aiutino


Si avanza ... en gatòn !


Superato il primo strappo sulla cresta, si vede Cima Lovaraste, con la croce, di fronte a noi


Dall'altra parte, la Guglia Berti


Ci fermiamo un po' a goderci il panorama e scattare fotografie


Sembra davvero di essere sul Brenta !


Con lo zoom, in lontananza, vediamo ora il Rifugio Fraccaroli e, sulla dx, Cima Carega


Riprendiamo il cammino, ora in discesa. Il sentiero di cresta è tutto un saliscendi


WikiMau in testa al gruppo


Un passaggio vietato a ... alpinisti in formato XXL !


Seguiamo la stretta traccia, in direzione del Monte Obante


Qualche tratto è attrezzato con cordino


Si procede con cautela


Qui siamo proprio sulla cresta, con i due versanti (uno a dx, l'altro a sx), ben visibili


Il Monte Obante


Dalle valli vicentine stanno salendo dei banchi di nebbia


Proseguiamo il cammino, scendendo ora lungo un ghiaione


Il paesaggio, qui, è caratterizzato dalle rocce calcaree, lavorate dall'acqua, neve, vento ...


Arriviamo ad una bocchetta che interrompe la cresta rocciosa


Il sole, con queste nuvole spinte dal vento, va e viene ...


Un attimo di riposo per Maya

 
Lungo i ghiaioni sottostanti, seminascosti nella nebbia, scorgiamo alcuni gruppi di camosci


Riprendiamo il cammino, nuovamente in salita


Ora il sentiero passa sul versante nord della cresta


Anche qui le pendenze non sono morbide ...


Procediamo incolonnati sul ripido sentiero


Una tana di marmotta


Il Dotto e Bruna, quasi 150 anni in due, alla faccia dei bociàzi rimasti sotto le coperte ...


Ora si cammina proprio sulla cresta


Il sentiero, infatti, segue la linea dello spartiacque


Poco dopo, troviamo un altro tratto roccioso


Le nebbie arrivate da sud, nel frattempo, avvolgono le guglie rocciose


Ora il sentiero procede fra le rocce del Monte Obante


Uno stretto passaggio esposto


Il sentiero aggira un blocco roccioso


Si avanza con cautela, camminando rasenti alla parete


Ora si torna a salire fra le rocce


I Rinco-camosci


Qui i bastoncini sono stati ripiegati e messi negli zaini. E' più sicuro aiutarsi con le mani


Il sentiero viene avvolto da una banco di nebbia spinto dal vento


La nebbia, con la stessa velocità con cui era arrivata, sparisce oltre la cresta


Altro tratto esposto, dove si avanza con particolare cautela


Percorriamo il versante sud del Monte Obante


Appena superiamo il rilievo successivo e ci affacciamo sul Vallone della Teleferica, sembra
di aver cambiato completamente zona. Cielo azzurro e limpido, nessuna traccia di nebbia ...


Eppure basta voltarsi indietro, per vedere i compagni in arrivo avvolti nella nebbia!


Questa immagine mostra chiaramente la differenza: nebbia nella valle a destra (da cui
siamo arrivati) e cielo azzurro nella valle a sinistra. Sullo sfondo si vede la nostra meta


Maya procede spedita su un terreno molto più tranquillo delle rocce incontrate in precedenza


Il Monte Carega (o Cima Posta), con la strada miliatre a zig-zag che lo raggiunge


Procediamo in direzione della Bocchetta dei Fondi


Altre balze rocciose: qui Maya si mostra più titubante, ma supera l'ostacolo!


Anche i bipedi scendono con cautela


Qui il sentiero passa in un piccolo canale fra le rocce


Qui troviamo dei veri e propri salti


Scendiamo fra i massi


Un altro passaggio in parete. Qui, magari, un cordino non ci stava male!


Gli ingressi delle postazioni armate italiane, rivolte verso nord (Pasubio)


Ora il sentiero taglia a mezza costa un versante misto roccia-erba


Il Vallone della Teleferica


Arriviamo alle postazioni che prima vedevamo da lontano


Il Cimo e il Camoscio salgono sulla formazione rocciosa


Le postazioni erano larghe un paio di metri


In fondo, affacciata verso il versante austriaco, la feritoia da cui sparare


Siamo arrivati alla Bocchetta dei Fondi, posta fra il Monte Obante e Cima Mosca


Verso sud-ovest si scorgono i pascoli dell'Altopiano della Lessinia


Dalla Bocchetta dei Fondi riprendiamo, su roccia, il cammino verso Bocchetta Mosca


Nel primo tratto il sentiero è ricavato in parete


Si avanza - con cautela - sul suggestivo e panoramico passaggio


Ora vediamo Cima Mosca, dalla forma conica di fronte a noi


Io sentiero passa ai piedi della cima, sul versante sud


Un passaggio molto più tranquillo dei precedenti


Le regine delle Alpi: le stelle alpine!


Aggiriamo Cima Mosca, in direzione dell'omonima bocchetta


Prima di scendere alla Bocchetta Mosca, vista l'ora, facciamo una sosta per il pranzo

 

4. sosta ristoro


Ci sistemiamo sull'erba, al sole


Il Presidente estrae dal cilindro ... ops! ... dallo zaino, l'immancabile radler


A quanto pare ha fatto proseliti ...


E vai!


Un panino più che meritato! (Maya ne vorrebbe un pezzo ...)


Mara alla ricerca delle carote!


E allora, buon appetito !
 

5. salita a Cima Carega


Dopo mangiato, riprendiamo - per l'ultimo breve tratto - il sentiero per Bocchetta Mosca


In qualche minuto siamo alla bocchetta


Questo è il crocevia dei vari sentieri che salgono al Carega


Il vallone della Teleferica, con il sentiero che sale dal Rifugio Scalorbi


Questa, invece, è la vecchia mulattiera militare che porta al Carega


Imbocchiamo la strada, che a tratti è ormai ridotta a poco più d'un sentiero


Dopo la prima curva, Bocchetta Mosca e Cima Mosca sono già a distanza


Nel tratto basso, la strada solca un pendio erboso


La cima è lassù, sopra di noi ...


Come tutte le strade militari, anche questa ha una pendenza moderata


Affrontiamo le varie curve, salendo ad ampi zig-zag


Uno dei tornanti della vecchia mulattiera


il tratto più alto della strada passa vicino alle rocce


Vista verso il basso


Come tutte le montagne calcaree, anche questa è soggetta e forti erosioni, come si vede dai detriti


Le "colate" di ghiaia sono evidenti lungo il versante


I manufatti in pietra costruiti dai militari, un secolo fa, sono ancora perfetti


Arriviamo all'ultima curva


Dietro l'angolo ... il Rifugio Fraccaroli


Percorriamo l'ultimo tratto di strada


Arriviamo al rifugio, posto proprio sotto la cima Carega


Ecco la struttura, a quota 2230


La cima è là, una trentina di metri più in alto


Affrontiamo l'ultimo sforzo in salita


Il sentiero che sale in vetta è tracciato fra le pietre


Una pendenza notevole, anche qui


Basta essere avanti di una manciata di metri, per essere sopra le teste di chi ti sta dietro!


Arrivati in vetta, ai 2259 di Cima Carega


Il Rifugio Fraccaroli visto dall'alto


Dall'altro lato, Cima Mosca e l'omonima bocchetta


Il paesaggio "lunare" della strada militare in mezzo ai detriti


Qualcuno si gode a pieno il panorama


Quella "sporca mezza dozzina" che ha affrontato la salita finale


Dopo la foto di tiro, scendiamo verso il rifugio


Scendiamo sulle rocce stratificate


Arriviamo al Fraccaroli e ... pausa caffè !

 

6. la discesa


Dopo la sosta al rifugio, iniziamo la discesa


Percorriamo a ritroso la mulattiera che in questo tratto è abbastanza sassosa


Una particolarità: in alcuni punti la strada militare è sorretta dai vecchi muri a secco


In altri punti, invece, dove nel corso di un secolo è caduto diverso materiale da monte,
il muro di contenimento è rimasto inglobato, con il materiale di deposito (a destra del
muro) che è andato a sua volta a formare una parte di carreggiata, compensando quella
che è invece andata perduta (a sinistra del muro) a seguito della caduta di materiale


I vecchi muri, comunque, non danno segni di cedimento a cento anni di distanza!


Un particolare di un muro, con alcuni archi inseriti nella struttura per scaricare il peso
lateralmente e il foro di scolo, in modo da evitare la spinta dell'acqua piovana da monte


Per la discesa, invece di seguire la strada a zig-zag, tagliamo su un ghiaione laterale


Arriviamo nuovamente alla Bocchetta Mosca, 200 metri più in basso rispetto al rifugio


Imbocchiamo il sentiero per Bocchetta Fondi


Camminiamo leggermente più a valle rispetto al sentiero di cresta, percorso al'andata


Questo sentiero, rispetto a quello a monte, ha un andamento pianeggiante e non ondulato


Cima Carega è ormai lontana, alle nostre spalle ...


Aggirate le pendici di Cima Mosca, iniziamo a salire verso Bocchetta Fondi


Riprendiamo a camminare sulle rocce


Un paio di curve a siamo alla Bocchetta dei Fondi


Qui si incrociano i sentieri 157 e 196


Iniziamo la discesa nel Boale dei Fondi, sul versante nord della catena


Si tratta di una stretta valle, posta fra la Cima Mosca e il Monte Obante


La parete verticale sotto Cima Mosca. Noi, questa mattina, siamo passati su quella cresta


Scendiamo nel canalone


Anche qui troviamo dei punti dove le rocce fungono da "scalini"


Perdendo quota, ritroviamo un po' di vegetazione


Le guglie aguzze sopra di noi


Anche sul versante destro del canalone sono presenti diverse formazioni rocciose a punta


Ora si cammina sulla ghiaia, con quel che ne consegue in termini di stabilità


Una discesa che mette a dura prova le articolazioni !


Il Cimo si diverte a scivolare coi talloni nella ghiaia


Una tecnica che diventa contagiosa ...


Una alla volta terminiamo la discesa nel canalone


Intercettiamo il sentiero di fondo valle


Ora camminiamo con pendenze decisamente più moderate


Più avanti il sentiero diventa un tranquillo falsopiano


Siamo scesi a quota 1600 circa e ricompare anche il bosco


Proseguiamo in direzione del bivio già incontrato stamattina


Arriviamo alla biforcazione (segnata dalle tabelle) dove stamattina abbiamo proseguito in
salita, per raggiungere la Forcella di Lovaraste. Da qui in poi faremo lo stesso percorso


Allontanandosi da sotto le alte pareti rocciose, ricompare il sole


Vista sulla Vallarsa


Ritroviamo il fitto faggeto attraversato al mattino


Ormai manca meno di un km al Passo di campogrosso


Il segnale indica 10 minuti di cammino


Il sentiero 157 è inserito nel tracciato del Sentiero Europeo E5


Usciamo dal bosco, nei pascoli di Campogrosso


Percorriamo gli avvallamenti, in direzione del passo


Una piccola malga


Arriviamo in vista del Rifugio Campogrosso


Dopo 12 km, ritorniamo al punto di partenza


Ci dirigiamo verso il passo, dove c'è la fermata del bus-navetta


Il rifugio, raggiungibile in auto dal lato vicentino


Facciamo merenda ...


Visto che i posti sulla navetta non sono sufficienti per tutti, i pù zòveni vanno a piedi!


E così ci facciamo questo supplemento di 6 km, da Campogrosso al Pian delle Fugazze


Arrivati alle auto. Anche questa è andata !


Grazie a tutti e ...
 
alla prossima !
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