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la cronaca |
04/05/2014. E' ripresa oggi, dopo un mese di sosta (con in mezzo festività pasquali, 25 aprile, 1° maggio ...), l'attività sportiva dei Rinco Boys che a 4 settimane dalla bella uscita di trekking sul Sorasàss, hanno questa volta inforcato le MTB per affrontare il 2° appuntamento del programma stagionale: il Giro della Bassa Anaunia.
Dopo un periodo in cui il meteo aveva fatto le bizze, portando ancora nuova neve in quota (!!!) e tanta pioggia e freddo sui fondo valle, oggi possiamo dire che era davvero primavera, con una temperatura più che gradevole e un cielo così azzurro e terso che nemmeno nelle cartoline "taroccate" con il photoshop ...
Il gruppo si è ritrovato attorno alle 8:45 in loc. Maso Milano, proprio all'imbocco della Val di Non. La ventina di biker presenti ha mosso le prime pedalate poco dopo le 9:00, iniziando a salire nella parte inferiore della Valle dello Sporeggio, solcata dall'omonimo torrente che scende dal Gruppo del Brenta e va a confluire nel Noce vicino alla Rocchetta.
Questo primo tratto era già stato percorso nel maggio del 2011, in occasione del Giro di Castel Belfort, che aveva portato i Rinco fino a Cavedago. Questa volta, come si vedrà in seguito, la salita nella valle dello Sporeggio si è fermata prima (in loc. Crocifisso, ndr) , per poi deviare verso la bassa Val di Non ...
Da Maso Milano si è saliti dolcemente fino alla vicina Baita Marnara (con il laghetto per la pesca sportiva, ndr) e da lì è iniziato il primo dei tanti strappi, brevi ma intensi, che hanno caratterizzato questo itinerario, molto nervoso - come si dice in gergo - e pieno di saliscendi. La salita di Baita Marnara - ad esempio - era di soli 150 metri, ma con una pendenza vicina al 20% ha fatto passare di colpo gli ultimi sentori di fresco della mattinata frizzante, facendo cominciare a cadere i primi goccioloni di sudore!
Proseguendo fra i meleti, con un alternarsi di tratti in falsopiano e brevi salite, si è giunti a maso Tre Tini, dove è iniziato un tratto di discesa sterrata che ha portato fino al torrente, attraversato su un ponte in legno per poi proseguire sull'altro versante. Qui è ripresa la salita, sempre in mezzo ai frutteti, che ha condotto nel suggestivo borgo di Maurina, un piccolo paese (frazione di Spormaggiore) costruito su un colle, con la strada che lo attraversa passando in un porticato sotto le case ultra-secolari.
Da Maurina è iniziata l'ennesima discesa, con un paio di tornati che hanno condotto nuovamente in riva allo Sporeggio, per poi riprendere a salire verso Spormaggiore. Un km buono di salita intensa, con 4 tornanti per scalare il ripido versante che digrada verso il fondo valle, poi - una volta giunti nella parte bassa di Spormaggiore - ancora un tratto con alternanza di discesa e salita, per giungere ancora in riva allo Sporeggio, attraversato per l'ultima volta in corrispondenza dell'ingresso nel Parco Naturale Adamello-Brenta, in località Seghe.
Il toponimo si riferisce alla fiorente attività industriale di lavorazione del legno (ma anche di qualche mulino) che nei secoli scorsi si era diffusa lungo il torrente Sporeggio e il suo affluente Rio del Molino (altro toponimo che non lascia spazio all'immaginazione ...), sfruttando la vicinanza con le foreste (fonte della materia prima) e la presenza del corso d'acqua, la cui forza era utilizzata per muovere i meccanismi delle grandi seghe "alla veneziana", con le quali si riusciva a tagliare longitudinalmente i grossi tronchi d'abete, ricavando delle apprezzate tavole, molto utilizzate nell'edilizia d'un tempo.
Oggi, di quella fiorente attività, non sono rimasti che il nome del luogo e qualche edificio disposto a fianco del corso d'acqua, alcuni dei quali abbandonati, altri restaurati e trasformati in abitazioni per le vacanze.
Passata la località Seghe, si è saliti sulla comoda strada sterrata fino alla località Crocifisso, dove si trova un quadrivio. Oltre alla strada di provenienza (da Spormaggiore), vi si incrociano infatti quella che prosegue verso Selvapiana ed Andalo, quella che a sinistra porta a Cavedago e quella che a destra, con una sorta di inversione ad U, porta verso Sporminore e la Val di Non.
Noi, che nel giro del maggio 2011 avevamo proseguito verso Cavedago, questa volta abbiamo svoltato a destra, imboccando la bella strada forestale, più avanti trasformata in sentiero, che rimanendo più in quota rispetto alla prima parte del percorso, ha portato a ripercorrere a ritroso la bassa valle dello Sporeggio, passando sopra l'abitato di Maurina per poi giungere, dopo un divertente passaggio in single-track nel bosco, fino ai ruderi di Castel Sporo, poco prima dell'abitato di Sporminore.
L'antico maniero, risalente al XII secolo ed oggi ridotto a poco più di una rovina (anche se oggetto di un recente restauro), si trovava lungo l'antica strada imperiale che collegava le Valli Giudicarie con l'Anaunia (antico nome della Val di Non). Lungo quasi duecento metri, con una larghezza compresa fra i trenta e i quaranta metri, castel Sporo, dotato di una grande torre di avvistamento e cinto da mura bastionate con baluardi agli angoli, era il più grande della valle, ancor più di Castel Belfort (situato sull'altra sponda, un po' più a monte, fra Cavedago e Spormaggiore).
In questo luogo dallo splendido panorama sulla valle, ci siamo concessi una breve sosta, approfittandone per salire in cima alla torre, resa accessibile dopo l'intervento di restauro, con il collocamento di una scala metallica interna in luogo di quella originale in pietra, crollata a causa dell'abbandono del maniero, avvenuto verso la fine del 1700.
Dopo la sosta storico-culturale, il gruppo è tornato in sella per raggiungere - in leggera discesa - il vicino paese di Sporminore, dove è ripresa la salita fra i meleti, fino alla località Pineta. Qui è stato imboccato il bel sentiero del Lèz, ricavato dopo l'interramento dell'omonimo acquedotto irriguo che per svariati decenni - attraverso un canale a cielo aperto - aveva portato l'acqua ai meleti della Bassa Anaunia e che qualche anno fa venne intubato. L'acquedotto, seguendo l'andamento orografico delle pendici della montagna, si mantiene a monte dei meleti e appena sotto il bosco. Il sentiero che ne segue il tracciato presenta dei tratti a bassissima pendenza, alternati con alcuni strappi - alcuni dei quali con pendenze importanti, nei vari tratti di raccordo - e passa, per quanto riguarda l'itinerario da noi percorso oggi, sopra gli abitati di Lover, Campodenno, Termon e Cunevo.
Molto suggestivo il passaggio sotto l'Eremo di San Pancrazio, antico luogo religioso le cui prime notizie risalgono al 1361. La chiesetta si trova proprio sopra un colle, a monte di Campodenno, e l'acquedotto in questo punto era stato realizzato "in parete", cioè scavandone la sede nella roccia verticale. Ora che il canale è stato interrato, è rimasto un bellissimo e panoramico sentiero (messo in sicurezza con una staccionata in legno, ndr) che offre una vista spettacolare sulla bassa Val di Non, sulla Paganella, sulla Predaia e sulle cime di Vigo.
Una volta giunti a monte di Cunevo, giro di boa settentrionale del nostro tour, il sentiero del Lèz (che prosegue verso Terres, dove si infila nella montagna e con un tunnel di 2,5 km sbuca nella val di Tovel), è stato abbandonato per scendere verso il paese ed iniziare il rientro verso valle.
Prima - però - c'è stato un piacevole intermezzo gastronomico, grazie al nostro Supporter Rino il Cavaliere, nativo e residente proprio a Cunevo, che ci ha fatto trovare allo Chalet Ciclamino - bel locale nel bosco a monte del paese - un aperitivo con svariati stuzzichini che a quell'ora (era ormai passato mezzogiorno!) sono stati più che graditi.
Dopo la corposa sosta-ristoro, ringraziato e salutato il Cavaliere, i Rinco hanno iniziato la discesa, passando dapprima nel centro di Cunevo, per poi infilarsi fra le stradine interpoderali a valle del paese. Passando nei meleti si è quindi sbucati su un tornante della provinciale 73, poco prima dell'imbocco di Denno. Attraversato anche questo paese, si è scesi ancora per un tratto, fino al Rio Tuàzen, dove c'è stata da affrontare l'ultima, breve ma infida salita, che ha portato sul dosso di Quetta. Da qui in poi è stata tutta discesa, passando per l'antico Maso Sant'Angelo, con la bella chiesetta di San Michele Arcangelo (una delle più antiche della Val di Non), per poi giungere sulla SS43 della val di Non, in località Sabino.
Qui si è proceduto per circa un km a margine della statale, rimanendo per un tratto nell'ampia banchina a bordo strada e poi sul marciapiede, fino a raggiungere Cressino e da lì la vicina località di Maso Milano, dove si è chiuso il bell'anello.
Ora l'appuntamento è con un'uscita "Bike & Trekking", ancora in Val di Non, ma questa volta nella parte alta, a ridosso del confine con l'Alto Adige. Sabato 17 maggio, infatti, i Rinco saliranno a Revò, per affrontare il Giro del Monte Ozolo (bike) e la salita sul Monte Ozolo (trek).
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i dati tecnici |
Complessivamente sono stati percorsi 29 km, mentre il dislivello superato è stato di circa 780 metri. L'altimetria è molto nervosa, come si dice in gergo, senza lunghe salite (mai più di 2 km consecutivi di ascesa), ma con un continuo sali-scendi, alla fine assai impegnativo, specie ad inizio stagione. GPM ai 730 metri dell'acquedotto Lèz, prima di iniziare la discesa verso Cunevo.
Scarica qui la traccia in formato GPX per il tuo navigatore satellitare |
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scarica qui il file
in formato kml per vedere il tracciato con |
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le immagini |
1. la pedalata
Il ritrovo - alle 8,45 - è nel parcheggio di Maso
Milano
Carico e scarico ...
Poco dopo le 9:00 si sale in sella
Si inizia in leggera salita, imboccando la bassa Valle
dello Sporeggio
Un passaggio sul torrente, che lungo la salita verrà
attraversato diverse volte
Si arriva alla Baita Marnara, dove c'è un laghetto per
la pesca sportiva
Qui inizia la salita vera, con uno dei tanti strappi -
brevi ma intensi - che troveremo lungo il percorso
Più avanti la strada attraversa i meleti
Ecco un altro strappo, con il fondo cementato
Si arriva a Maso Tre Tini
Qui, in corrispondenza di uno scollinamento, ci
fermiamo per riunire il gruppo
Ne approfittiamo per osservare il panorama
In alto svettano le cime innevate della parte più
orientale del Brenta
Dall'altro lato della valle, invece, svetta la torre
di Castel Sporo, dove arriveremo in seguito
Riprendiamo a pedalare, imboccando la discesa sterrata
verso il fondo valle
Si pedala fra i prati, godendosi il bel sole di questa
splendida giornata primaverile
La discesa verso il torrente
Arriviamo al ponte di legno e ferro
Il nuovo attraversamento del corso d'acqua (il 2°)
Si riprende a salire fra i meleti, in uno dei
pochissimi tratti fangosi incontrati sul tracciato
Lo strappo è anche in questo caso impegnativo
Nel punto più ripido - per fortuna - il fondo è
cementato
Il passaggio della coda del gruppo, vista dall'alto
del tornante
Si prosegue - con salita più morbida - verso Maurina
Il piccolo borgo appare davanti a noi, sopra un
rilievo
Arriviamo a questo "grappolo di case", dove la strada
passa sotto una di esse!
L'imbocco del porticato
La sosta nella piazzetta del piccolo paese, frazione
di Spormaggiore
Facciamo un breve giretto sotto i caratteristici
portici
Ne approfittiamo per riempire le borracce con l'acqua
fresca
Riprendiamo a pedalare, imboccando la discesa sul
versante opposto del colle
La strada scende ripida verso il torrente, che
attraverseremo per la terza volta
Eccoci al ponte che ci porta sulla sponda opposta,
dove inizia la salita verso Spormaggiore
Ora Maurina lo vediamo dal basso, con la sua chiesetta
dal campanile in stile tirolese
Riprendiamo a salire e anche qui troviamo una pendenza
tutt'altro che agevole
In breve si guadagna quota e il paese di Maurina
torniamo a guardarlo dall'alto !
Uno dei 4 tornanti che incontriamo in questo
impegnativo km che porta a Spormaggiore
La numerazione inizia dall'alto. Questo è l'ultimo ...
Infatti, ecco le case basse di Spormaggiore che ci
appaiono dopo la curva
Arrivati nella parte meridionale del paese, ci
fermiamo per una breve sosta
Raggiungiamo l'incrocio dove imboccheremo la strada
che scende nuovamente verso il torrente
Da qui si può ammirare la piramide rocciosa del Piz
Galìn, ancora ricoperto di neve
Iniziamo l'ennesima discesa
Più avanti incontriamo un tratto in falsopiano, fra un
muro a secco e la vegetazione
Un'altra rampa cementata: qui c'è da sudare di nuovo
...
Infatti poco dopo arranchiamo su una bella salita al
18% ...
Il Ciga impegnato negli ultimi metri dell'impegnativo
strappo
Il gruppo scollina ...
... e poi si lancia ancora in discesa
Arriviamo al ponte sullo Sporeggio, che attraversiamo
per la 4ª ed ultima volta
Entriamo nel Parco Naturale Adamello-Brenta
Siamo in località Seghe, dove un tempo fioriva
l'attività di lavorazione del legname
Ecco uno dei tanti opifici, ormai abbandonati, dove le
"seghe alla veneziana", i cui meccanismi erano
azionati dall'acqua, tagliavano longitudinalmente i grossi tronchi d'abete,
ricavando delle lunghe tavole
La strada sterrata è comoda e scorrevole
Il gruppo avanza compatto
Arriviamo alla località Crocifisso
Qui c'è un quadrivio, dove si intersecano le strade
che arrivano da Spormaggiore (quella da noi percorsa),
con quelle che provengono da Cavedago e da Andalo, oltre a quella che sale a
Sporminore (nella foto, a sx)
Lo Sporeggio gorgheggia fra gli alberi, carico d'acqua
per via dello scioglimento della neve
Approfittiamo per ristorarci, prima di riprendere a
pedalare
Si riparte
Imboccata la strada per Sporminore, iniziamo a salire
nel bosco
Anche qui qualche tratto, più pendente, è stato
cementato
Più avanti - in qualche punto - il fondo si fa un po'
più sassoso, ma comunque non impegnativo
Il tracciato - in questo punto - è assai ombreggiato
Avanziamo fra i saliscendi
No, il gesto di Dani Alves (vedi
qui) non centra nulla. E' che Lupo ... aveva una fame da lupo!
Anche qui un po' di fango, ma nel complesso il
tracciato ha retto benissimo alle piogge dei giorni scorsi
Questo tratto fa parte del "Dolomiti di Brenta Bike" e
ai bivi troviamo una puntuale segnaletica
Imbocchiamo un bellissimo single-track
Il sentiero attraversa in diagonale il ripido versante
Avanziamo sul divertente saliscendi
Woody Allen al passaggio su un ponticello in legno
Il sentiero è stretto, ma battuto e scorrevole
Più avanti entriamo in un fitto faggeto
Anche qui l'andamento del sentiero è tortuoso
Lasciamo correre le bici fra i massi ed il fogliame
secco
Un'altra rampetta ...
... ed arriviamo in un pianoro, dove facciamo una
sosta per ricompattare le fila
Qui c'è anche una vecchia calcara, dove un tempo -
cocendo la pietra calcarea - si produceva la calce
Ripartiamo verso Castel Sporo
Prima del castello, però, ci aspetta la "rampa
terribile", la più dura dell'intero percorso
La pendenza supera il 20% e fin che il fondo è
compatto si riesce a stare in sella ...
... ma quando il fondo si fa ghiaioso, uno ad uno
iniziamo a scendere per spingere!
Meno male che sono solo 100 metri !
La parte finale del rampone: impossibile farlo in
sella
In cima alla rampa si tira il fiato
Riprendiamo il cammino, su un tratto pianeggiante che
fa riposare un po'
Poco più avanti, arriviamo alle rovine di Castel Sporo
Parcheggiamo le bici alla base della possente torre di
avvistamento, oggetto di recenti restauri
Il castello - con funzioni difensive - si estendeva
sul colle per quasi 200 metri
Le mura difensive erano bastionate, con i baluardi
agli spigoli
Entriamo nella torre
Grazie alla scala in acciaio, si può salire fino in
cima
La forza della Natura: il vento ha trasportato fin
quassù i semi che si depositati fra le pietre della torre e ...
Dalla cima della torre ci godiamo il panorama
Dopo la bella sosta panoramica, iniziamo a scendere
Panorama da una delle finestre della torre
Si attende che siano scesi tutti, prima di ripartire
Lasciamo Castel Sporo
Raggiungiamo la strada che ci porterà a Sporminore
Lungo la discesa incontriamo la piazzola di
atterraggio dell'elicottero del 118
Eccoci a Sporminore
Dal paese imbocchiamo una strada che sale verso la
loc. Pineta
La strada sale ripida fra i meleti
Dopo tanto bosco, ora siamo in campo aperto e in pieno
sole
Arriviamo in loc. Pineta, dove c'è il campo di
tamburello, sport molto diffuso in Val di Non
Costeggiando il campo, proseguiamo il nostro
itinerario
Qui imbocchiamo il sentiero del Lèz, ricavato sul
sedime del vecchio acquedotto irriguo
I bordi del canale in cemento, ora interrato,
riaffiorano in qualche punto
Qui la pendenza è minima, giusto il necessario per far
scorrere l'acqua
Alcuni tratti erano stati ricavati scavando nella
roccia e sono stati messi in sicurezza con la staccionata
Nei tratti di raccordo, si incontrano ancora dei
saliscendi
Procediamo il nostro tour sul comodo sentiero
Arriviamo ad un ponte in legno, all'altezza del paese
di Lover
Attraversiamo il ponte, fermandoci ad osservare la
cascata del ruscello
In questo periodo il rio è carico d'acqua
Qualcuno ci osserva ...
Riprendiamo a pedalare in direzione di Cunevo
La sosta ad un bivio
In questa parte del tracciato incontriamo molti tratto
in falsopiano ...
... ma anche molti saliscendi, che alla lunga
risulteranno assai impegnativi
Stiamo per raggiungere uno dei punti più suggestivi
del percorso
Infatti, eccoci sul sentiero che passa sotto l'Eremo
di San Pancrazio
Anche questo tratto è stato ricavato dal vecchio acquedotto
Ci fermiamo per osservare il bel panorama sulla bassa
Val di Non, sulla Paganella e, a sx, sulla Predaia
Dopo il passaggio sotto l'eremo, proseguiamo in
pianura
Arriviamo in un'area verde, attrezzata per le feste e
i barbecue. C'è anche la fontanella
Da qui inizia una nuova salita, anche questa con
pendenza oltre il 10% e fondo sassoso
Un nuovo strappo che mette a dura prova la nostra
preparazione non ancora al meglio
Cosa stanno guardando i Rinco già arrivati in cima
all'ascesa?
Ah, ecco, il Vice-Presidente Rinco Starr che sta
arrivando a piedi!
Ora si prosegue di nuovo in piano: manca poco al bivio
per Cunevo
Qui siamo all'altezza di Termon
Sulla destra c'è il campo di volo, con la pista di
atterraggio (in erba) per piccolo velivoli
Passiamo a fianco delle recinzioni montate per
impedire ai caprioli di fare razzia nei meleti
Prima della discesa verso Cunevo, qualcuno si diverte
a fare un po' di giri nella piazzola dell'elicottero!
Dal punto di massima elevazione del nostro tour (m.730)
iniziamo a scendere verso Cunevo
Facciamo una deviazione dal tracciato originale, per
raggiungere lo Chalet Ciclamino
Si tratta di un bel bar a monte del paese, al margine
del bosco
2. la sosta-ristoro allo Chalet Ciclamino
Qui ci attende Rino il Cavaliere, originario di
Cunevo, che ci offrirà un gradito ristoro
Ecco Rino che ci aspetta all'ingresso
Salutiamo il nostro socio e ci accomodiamo nel bel
locale, appena ristrutturato
Cosa vedono i nostri occhi !
Il sorriso di Cipollino la dice lunga ...
Prendiamo posto attorno alla ricca tavolata
Dopo tutto quel su e giù, non manca certo l'appetito !
Il Camoscio ha così fame che non si toglie nemmeno il
casco !
Rinco Starr e Dorty, i più provati dalla salita,
sembrano in difficoltà perfino a raccogliere l'affettato !
Ora si riposano le gambe e si fanno andare le ganasce
...
Un brindisi e un applauso al Cavaliere!
Sembra una scena de L'ultima cena ...
Abbiamo spazzolato tutto? Allora possiamo andare!
Questi due non sembra che abbiano molta voglia di
alzarsi
Comunque bisogna ripartire, così usciamo dallo chalet
e riprendiamo le nostri mtb
3. la discesa
Dallo chalet, scendiamo verso il bivio dove avevamo in
precedenza abbandonato il percorso originale
E' l'ora di pranzo, in giro non c'è nessuno e possiamo
disporci "a quadriglia"
Attraversiamo il centro di Cunevo
La piccola Chiesa di San Lorenzo, risalente al XIII
secolo
Lasciandoci ala spalle il paese, imbocchiamo una
stradina interpoderale fra i meleti
Landini e Big Bobby. Sullo sfondo, le cime innevate
del Brenta
La strada è inizialmente in falsopiano
Poi si inizia a scendere in maniera decisa
La colonna di biker fra i meleti
Arriviamo alle porte di Denno
Attraversiamo il paese, imboccando la SP 73
Anche qui non c'è anima viva in giro: tutti a casa,
con le gambe sotto al tavolo !
Da Denno scendiamo per una stradina secondaria
La strada scende nella valletta solcata dal Rio Tuàzen
Dopo aver attraversato il rio, inizia l'ultima salita
di oggi
Lo strappo (300 metri circa) porta sul dosso di Quetta,
con pendenze anche qui oltre il 15%
In cima alla breve ma infida salita, ci fermiamo a
tirare il fiato
Ecco arrivare Dorty, che stoicamente è riuscito a
rimanere in sella
Rinco Starr, invece, ha mollato decisamente ...
Ricompattato il gruppo, iniziamo la discesa
Si attraversiamo dei prati, dove il fumo, ma
soprattutto il profumo dei barbecue, ci invoglia non poco ...
Arriviamo a Maso Sant'Angelo
Qui troviamo la Chiesa di San Michele Arcangelo, una
delle più antiche della Val di Non
Non si hanno notizie certe sulla datazione della
struttura. Il primo documento dove viene citata è del 1289
La chiesetta non ha un vero e proprio campanile, ma
una piccola torre campanaria sul tetto
Da Maso Sant'Angelo scendiamo sulla SS 43 della Val di
Non, che si trova poco sotto
Rimanendo sulla banchina, procediamo verso Cressino e
Maso Milano
Procediamo incolonnati, per questo ultimo tratto di
mezzo km
Arriviamo a Maso Milano, dove si chiude l'anello di
circa 29 km
4. il pasta-party
In quattro e quattrotto, allestiamo il tavolo con gli
stuzzichini, mentre attendiamo la cottura della pasta
A causa del vento che disturba la fiamma del gas,
dobbiamo spostare il fornello in una riparata
La prima spadellata di penne al pomodoro, mozzarella e
basilico è in cottura
Intanto Dori One stappa il vino
Qualche minuto di cottura è sufficiente (si tratta di
pasta pronta) e inizia la distribuzione
Niente male no?
Un bel piatto di pasta e un bicchiere di vino rosso:
cosa vuoi di più dopo una pedalata?
Big Bobby opta per pasta e birra
Qualcuno mette nella pasta l'additivo piccante. Chi è?
Il Camoscio della Sila, ovviamente!
Anche Dori One viene convinto a "carburare" la sua
pasta
Rinco Starr e Briz all'opera
Woody Allen si mette all'ombra, sotto lo scivolo dei
bambini !
Il Lupo si accontenta di un muretto
Dorty e Landini, invece, si siedono a tavola
Anche Sharif si è messo comodo
Un sughetto da leccare il cucchiaio !
Lavaggio pentole alla fontanella
Nel frattempo alcuni bimbi giocano sull'altalena. Il
bimbo Cipollino è in attesa: quando viene il mio turno?
Aspetta Cipollino, prima devono giocare questi bimbi
ultra-cinquantenni
Chiudiamo con questa triste immagine di un uomo
distrutto: Rinco Starr, ma quand'è che ti alleni un po' ???
Grazie a tutti e ... |
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alla
prossima ! ...................................................................................................................................................................................................................................................................................................................... |