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Il Giro del Bleggio è stato disputato regolarmente, nonostante la giornata infame. 22 bikers al via, per un suggestivo tour tra antichi borghi e verdi campi. Ma quanta acqua "sul copìn" ... |
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SOCI | |||||||
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05/05/2012. Le poche persone che oggi hanno messo il naso fuori di casa e che d'un tratto si son viste passare davanti una variopinta colonna di biker sotto la pioggia, devono aver pensato "ma 'n do narài 'sti mati co' 'sto temp?". In effetti ci vuole un po' di pazzia, ma anche una bella dose di sano ottimismo, per mettersi in sella con il tempo di oggi, e per giunta per affrontare un percorso come il Giro del Bleggio, fatto di continui saliscendi, passaggi in mezzo ai campi (infangati ...) e la salita fino ai 1000 metri di Passo Duron, con relativa discesa dall'altro versante!
Ma i Rinco, si sa, non si sono mai distinti per le cose "normali" e dunque stamane (pur con un'ora di ritardo sulla tabella di marcia, nell'attesa di vedere come buttava ...) sono partiti regolarmente dal Ponte del Lisan, sfidando Giove Pluvio che fin dalle prime ore del mattino stava buttando acqua a ritmi intermittenti. Alla fine la perseveranza dei 22 presenti oggi, è stata premiata, perchè seppur hanno preso tanta acqua, è anche vero che per diversi tratti il tempo ha concesso brevi tregue (perfino qualche raggio di sole!), consentendo così lo svolgimento del percorso senza particolari problemi. D'altronde, cosa compriamo a fare una giacca a vento da 200 euro se poi ci spaventiamo per un po' di pioggia?
L'unico neo, oltre ovviamente alla lavata da capo a piedi, è quello di non aver goduto a pieno del panorama durante la pedalata, ma si è comunque potuto apprezzare il suggestivo e rilassante paesaggio del Bleggio negli immediati dintorni. Un paesaggio fatto di tanti piccoli borghi carichi di storia, nonché di campi lavorati e pascoli, simbolo di un'economia rurale ancora molto forte quassù.
Alla fine del tour, solo in pochi hanno affrontato in bici il salitone per raggiungere Iron. Chi per mancanza di energie (complice anche il freddo che aumenta il dispendio calorico), chi per non rischiare di prendersi un'ulteriore lavata dopo mangiato (come in effetti è stato per i malcapitati che son dovuti scendere fino alle macchine sotto la pioggia battente del pomeriggio), la maggior parte dei partecipanti ha optato per la salita in auto. Ad Iron, nella bella casa di famiglia del nostro socio Cipollino, siamo quindi stati accolti da una stufa accesa "a manetta" e da una gustosa pasta col ragù, premio più che meritato per questi 22 temerari che oggi hanno davvero dato il meglio di stessi. Ma andiamo un po' con ordine ...
Alle 9,30 circa - dopo aver scrutato e riscrutato il cielo nella speranza di vedere qualche apertura incoraggiante nella fitta coltre di nubi - il gruppo di 22 bikers è partito dal Ponte del Lisan, all'imbocco per la Val d'Algone, confidando in un miglioramento in itinere, visto che alla partenza pioveva di brutto.
Imboccata la strada provinciale sinistra Sarca, in circa 4 km il gruppo è giunto a Stenico, il primo dei numerosi paesi che sono stati incontrati in questo suggestivo tour. Prima di arrivare al paese è stata fatta una breve sosta per ammirare la Cascata del Rio Bianco, un vero spettacolo nella natura, con le sue acque bianco spumeggiante in caduta da una parete rocciosa alta qualche decina di metri, oggi ancor più carica e tumultuosa, dopo il carico d'acqua ricevuto dal cielo!
Giunti a Stenico si è quindi transitati sotto l'omonimo castello, anch'esso di origine medievale come Castel Thun e anch'esso inserito, al pari del maniero noneso e assieme a Castel Beseno e al Castello del Buonconsiglio di Trento, nella rete museale provinciale.
Da Stenico, attraverso divertenti stradine interpoderali, si è scesi fino a Ponte Arche, località che fino a un paio d'anni or sono era divisa tra due comuni: Lomaso e Bleggio Inferiore. Dopo la fusione e la nascita del comune unico di Comano Terme, essa è ora una frazione del neo-nato ente locale. Il toponimo deriva da un antico ponte in pietra a tre arcate (in dialetto, "le arche") che attraversa il fiume Sarca. Il ponte, recentemente ristrutturato, è ora utilizzato come passaggio ciclo-pedonale, e anche noi - oggi - ci siamo transitati.
A Ponte Arche, quando il contachilometri segnava km 8 e non si era ancora versata una goccia di sudore (ma si era comunque bagnati ...), è finita la pacchia (alias, la discesa ...) ed è cominciata la lunga salita che in circa 13 km avrebbe portato fino al GPM di Passo Duron. Il primo tratto è stato uno dei più impegnativo, con un sentierino che dalla zona artigianale ad ovest del paese sale nel bosco per sbucare poi nei campi della parte bassa del Bleggio. Un paio di rampe con pendenza sostenuta e fondo fangoso hanno costretto quasi tutti a scendere dalla bici per percorrere qualche decina di metri a piedi.
Una volta giunti nella conca del Bleggio, è iniziato il tour di attraversamento dei tanti e piccoli borghi di origine rurale che caratterizzano questa zona, dove l'allevamento e l'agricoltura sono ancora un punto fermo dell'economia locale. Il primo borgo ad essere attraversato è stato Cillà (a quota 555), poi ci si è spostati in direzione sud, arrivando alla vicina frazione di Tignerone, dove si trova l'antica chiesetta di San Giorgio, risalente al XIV secolo.
Proseguendo in leggera salita si è quindi arrivati a Vergonzo (m.609), dove è stata fatta una deviazione per arrivare ai piedi di Castel Restor, o meglio, a ciò che ne rimane, visto che l'antico maniero è ormai ridotto ad alcuni ruderi, che dominano il Bleggio dalle pendici del Monte San Martino.
Dopo la breve sosta davanti al castello, il tour è proseguito verso Duvredo, per arrivare subito dopo a tre paeselli posti in sequenza uno dopo l'altro: Bivedo, Larido e Marazzone. Un altro strappetto e la comitiva è arrivata a Cavaione, l'ultimo borgo prima di arrivare a quello che è un po' considerato il gioiello del Bleggio: Rango.
Rango, posto a quota 800 m., da alcuni anni è inserito nell'esclusivo Club dei Borghi più belli d'Italia. Solo tre paesi, in Trentino, vi fanno parte (gli altri due sono Canale di Tenno e San Lorenzo in Banale), a testimonianza della particolarità di questo agglomerato di case il cui aspetto è rimasto fermo a qualche secolo fa. Il toponimo Rango deriva dal celtico randa che significa “limite”: infatti il borgo, oltre ad essere il limite della Pieve del Bleggio, era l’ultima frazione abitata prima del passo Durone. Invece Bleggio - Blèc nel dialetto locale - deriva da blese, termine prelatino che significa “pendio erboso”.
Con le sue antiche
dimore addossate le une alle altre e collegate da portici, androni e corti
interne, Rango sembra un abitato fortificato, perfettamente conservato nella sua
architettura tradizionale che ha pochi eguali in Trentino. Tra le antiche case e
i portici rivive ancora il sapore di un tempo. Dalla splendida bifora
rinascimentale che accoglie i visitatori all’entrata, eredità dell’epoca
rinascimentale perfettamente coniugata con l’architettura tipica contadina del
posto e abbellita da una magnifica meridiana, all’intreccio di edifici rurali,
ai pont che conducevano all’aia, ai tipici androni (vòlt), al
fitto sistema di cunicoli, corti interne (pòrtec) e passaggi coperti per
ripararsi dalle intemperie… questo magico pugno di case rurali parla ancora di
un passato popolato di pellegrini, pastori, mercanti e viaggiatori solitari che
qui usavano sostare e riposare. Da segnalare che qui, nei fine settimana di
dicembre, si tiene un caratteristico (e assai frequentato!) mercatino di Natale.
Dopo la doverosa visita a Rango, il gruppo è tornato in sella per imboccare la
strada di origine romane che parte proprio dalla parte alta del paese, per
inoltrarsi nei prati che si trovano a monte dello stesso. L'antica strada, un
tempo, era l'unica via di collegamento con la Busa di Tione, salendo dal Lago di
Garda attraverso il Passo del Ballino e quindi il Passo Durone. Quest'ultimo,
posto a circa 1000 metri quota, è una sella posta tra la Cima Sera (m.1905) e il
Monte San Martino (m.1427) e vi si è giunti dopo una salita dove comodi tratti
si alternano a rampe con il 20% di pendenza. Passando per l'area protetta della torbiera e dai resti di
un'antica chiesetta posta su un colle con magnifica vista sulla Busa di Tione
(punto di massima elevazione dell'itinerario odierno, con i suoi 1025 metri di
quota), si è quindi scesi al vicino passo, dove si è tornati sulla strada
asfaltata per affrontare la lunga e veloce discesa verso Saone.
Proprio lungo la discesa la pioggia ha avuto uno dei momenti di massima intensità, tanto per rinverdire i fasti dello Stelvio 2010, per chi c'era in quella mitica giornata ...
Giunti a Saone, in Riva al Sarca, è stata quindi imboccata la pista ciclabile che costeggia il fiume, fino a Ragoli, per poi proseguire in leggera salita su una carrareccia di campagna che ha condotto fino a poche decine di metri dal Ponte del Lisan, dove il gruppo era partito qualche ora prima.
Come detto in precedenza, pochi temerari hanno deciso di proseguire in sella fino al paesello di Irone: 2,5 km di strada praticamente in piedi (260 metri il dislivello). La maggior parte, invece, si è cambiata ed è salita in auto fino al borgo, un agglomerato di case antichissime che - come recita il cartello all'ingresso della località - venne spopolato dalla terribile peste del 1630 (quella, per intenderci, descritta dal Manzoni ne "I promessi Sposi"). Anche lassù, come a Rango, il tempo sembra essersi davvero fermato a qualche secolo fa ed è proprio in questo antico villaggio d'origine rurale che il nostro socio Cipollino ci ha ospitati per il pranzo, nella casa di famiglia.
Nello splendido rustico con travi a vista - come anticipato in precedenza - ci siamo rifocillati a dovere con un'abbondante pasta al ragù, seguita da affettati, formaggi e sottolii, per chiudere con il dolce e un bel caffè, seguito da un corroborante nocino fatto in casa, un liquore con le rinomate noci del Bleggio. Alla fine, sazi a dovere e anche un po' su di giri, siamo usciti all'aria per poi riprendere la via di casa. Aveva ripreso a piovere forte, nel frattempo, ma se ciàva, ormai è andata!
Il prossimo appuntamento bike è previsto per Domenica 27 maggio con la 4ª uscita MTB,cui sarà abbinata la 2ª uscita trekking: la salita a Baita Segala, in Valle di Ledro.
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Complessivamente sono stati percorsi 33 km, mentre il dislivello è stato di circa 850 metri (36 km e 1100 m per chi è salito in bici ad Iron). Percorso privo di difficoltà sotto il profilo tecnico, caratterizzato da salite generalmente con pendenze poco impegnative, fatta eccezione per le rampette (peraltro brevissime) nel tratto che da Ponte Arche sale a Cillà e per qualche tratto della strada romana per il Duron (oltre ovviamente al salitone finale verso Iròn, perchilo ha fatto!). Primi 4 km in leggera salita, fino a Stenico, poi 3 km di discesa verso Ponte Arche, dove inizia la salita vera e propria: 13 km che portano fino al Passo Duron. La salita in realtà non è continuativa, ma intervallata da tratti in falsopiano e leggere discese, specie nell'attraversamento dei piccoli borghi che si incontrano lungo il percorso. Da Passo Duron iniziano i 6 km di discesa che portano in un battibaleno in riva al Sarca, dove si imbocca la ciclabile. Altri 3 km pianeggianti, poi si torna a salire, per gli ultimi 3 km, quando si torna sulla strada provinciale poco prima di Ponte Lisan. Salita più lunga: Ponte Arche-Bivedo, 8 km, GPM a Passo Duron, m.1025.
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Se
hai installato Google Earth nel tuo computer (è gratuito),
basterà lanciarlo (doppio clic) e potrai vedere il percorso
completo in 3D, dall'angolazione preferita |
Clicca qui per vedere la cartina del tracciato .................................................................................................................... |
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1. La 1ª parte della pedalata
Dopo un tira e molla di un'ora, alle 9:30 decidiamo di
partire
L'indigeno Cipollino ci farà da guida
Quando imbocchiamo la strada per Stenico, c'è solo una
leggerissima pioggia
Ma tempo un paio di minuti ed è acqua a catinelle!
Passiamo davanti alla Cascata del Rio Bianco, oggi
particolarmente carica
Arriviamo alle porte di Stenico, con l'omonimo
castello che domina da un colle
Arriviamo in paese e ... continua a piovere!
Iniziamo la discesa verso Ponte Arche, passando sotto
il castello
La pioggia si fa più battente e in discesa l'acqua
spinta dalle ruote arriva in faccia che è un piacere ...
Per scendere a Ponte Arche tagliamo dalle campagne,
trovando una bella rampa erbosa
Walter Kramp, all'esordio stagionale,impegnato
sull'erba viscida
Il single track di conclude su uno degli ultimi
tornanti della strada Ponte Arche-Stenico
Piove e c'è una certa perplessità sui volti:
proseguiamo?
Decidiamo di arrivare almeno a Ponte Arche, poi si
vedrà ...
Arrivati al paese in riva al Sarca, il maltempo sembra
concedere una tregua
Facciamo la foto sul "Ponte delle Arche" (cioè le
arcate), dal quale prende il nome la località
Percorriamo un breve tratto di statale, in direzione
Tione ...
...poi svoltiamo dietro a un capannone, dove inizia un
sentiero che sale nel bosco
Lo sterrato non sembra particolarmente fangoso, almeno
in questo primo tratto
La salita è subito impegnativa
Più avanti, alla pendenza si aggiunge il fondo fangoso
e le difficoltà aumentano
E infatti ci ritroviamo a spingere!
Passata la prima rampa, il sentiero concede una tregua
Ueilà, c'è pure il guado
Ovviamente il Taverna attraversa dove c'è l'acqua più
alta!
Il sentiero riprende a salire, con una nuova insidiosa
rampa
Anche qui c'è un micidiale mix pendenza-fango che
rende difficile stare in sella
E infatti ...
Torniamo a pedalare, in bosco più verde che mai (te
credo, è un mese che piove!!!)
Ed ecco la terza rampa, l'ultima della serie
Qui è davvero impossibile stare in sella e scendono
proprio tutti
E' difficile camminare, figuriamoci pedalare!
Gli ultimi metri sono lastricati, ma col bagnato c'è
l'effetto saponetta!
Finite le salite, sbuchiamo nei campi del Bleggio. Il
cielo all'orizzonte sembra aprirsi. Speriamo ...
Facciamo una breve sosta per ricompattare il gruppo
Si riparte e la guida Cipollino si volta per vedere se
arriviamo
Ora inizieremo un suggestivo tour tra i borghi del
Bleggio
Bancomat e Briz avanzano su uno sterrato che sembra
aver tenuto bene nonostante la pioggia
Più avanti, invece, troviamo il terreno intriso
d'acqua e diverse pozzanghere fangose
Iniziamo a vedere le prime case sparse
Scendiamo verso un ruscello, in direzione di Cillà
Attraversiamo il piccolo corso d'acqua
Risaliamo dall'altro versante della valletta. Ora è
addirittura uscito il sole
Proseguiamo ora in falsopiano, lambendo alcuni
frutteti
Eccoci in vista del primo paesello
Arriviamo a Cillà, a quota 555
Attraversiamo il borgo, passando davanti all'antica
chiesetta
Dorty sorridente (nonostante l'acqua sul copìn),
all'uscita da Cillà
Poco dopo arriviamo a Tignerone
Qui c'è la chiesa di San Giorgio, risalente al XIV
secolo
Mentre ha ripreso a piovere, lasciamo TIgnerone e
proseguiamo
Poco più avanti arriviamo a Vergonzo
Entriamo nella piccola frazione
Imbocchiamo una ripida sterrata che porta ai ruderi di
Castel Restor
Ed ecco lì, in cima al prato, i ruderi (imbandierati)
di quello che era un piccolo maniero medievale
Scendiamo da Castel Restor e proseguiamo il nostro
itinerario
Passiamo ora per Duvredo, anch'esso caratterizzato
dalla tipica architettura rurale
Usciamo dal paese e proseguiamo su una stradina tra i
prati
Ora riprendiamo a salire in maniera più decisa
Il Vice-Presidente inizia già con la tecnica del
zig-zag: brutto segno ...
Anche Nicola Moviola è affaticato e inizia a perdere
terreno
In cima all'ennesima salita arriviamo a Bivedo.
Nell'edicola a lato strada è raffigurato un soldato romano
La sosta in attesa dei ritardatari
Riprendiamo la nostra pedalata
Ora ha smesso di piovere, concedendo una nuova tregua
La sequenza dei borghi del Bleggio prosegue: eccoci a
Larido
Passiamo sotto un caratteristico arco in pietra
L'ultimo strappetto prima di arrivare a Rango
Il tempo è proprio matto:ora è uscito di nuovo qualche
raggio di sole
Percorriamo un tratto pianeggiante
Arriviamo a Cavaione
Ci spostiamo sull'antica stradina, bordata dalle
lastre di granito
Più avanti la vecchia strada è coperta d'erba
Attraversiamo questo suggestivo ambiente rurale
Ed eccoci arrivati a Rango, il "gioiello del Bleggio"
2. La visita di Rango
Il paese si presenta come un agglomerato di case,
unite l'una all'altra, dove pietra e legno la fanno da padroni
L'ingresso del paese, in uno dei tanti "vòlti".
Da notare la finestra bìfora e la meridiana
Entriamo nel "vòlt" e ci dirigiamo verso il
centro
Scorazziamo tra i vicoli
Un altro "vòlt" per arrivare in piazza
La piazza principale del paese, con la grande fontana
quadrata
Visitiamo altri "vòlti". Quante suole devono
aver visto nel corso dei secoli quei ciottoli così lucidi ...
Un altro splendido scorcio del borgo
Quasi tutte le case hanno le caratteristiche scale
esterne e i balconi in legno
Saliamo nella parte alta del paese, costruito su un
pendìo
Un altro elemento caratteristico dell'architettura del
luogo: il ponte per entrare nei fienili con i carri
Dopo la visita, usciamo dal paese per proseguire il
nostro tour
3. La prosecuzione della pedalata
Imbocchiamo l'antica strada romana che dal Garda
saliva a Tione attraverso il Ballino e il Durone
La pendenza, nel primo tratto, non è molto sostenuta
Molti tratti della strada sono delimitati da lastre di
granito conficcate nel terreno. Sono gli antenati dei guard rail
Più avanti ci sono i tratti più ripidi (20%),
cementati a lisca di pesce. Si notano i primi zig-zag ...
Zig-Zag? Macchè, è così comodo attaccarsi al Frank!
Vero Tania?
Ela la se tàca al Frank, noi te tachèm al ... Vabè,
pedala Walter, pedala ...
Il Vice-Presidente comincia ad accusare cali di
zuccheri e ricorre a qualche barretta
Il cartello indica 1,5 km al passo
Poco prima del valico, la strada romana corre a fianco
della provinciale, fino al ristorante-bar
Moviola non perde il sorriso, nonostante la
faticaccia!
Dal ristorante-bar, proseguiamo su una bella strada
sterrata che procede a sinistra rispetto alla SP
Primo piano di Ailander. Sullo sfondo si vede il
profilo a V della sella del Duron
Entriamo nel bosco. Almeno gli alberi ci ripareranno
un po' dalla pioggia ...
Passiamo a fianco ad una torbiera
E continua a piovere ...
La deviazione per l'ultimo tratto di salita
Poi scolliniamo al GPM (m.1025), poco sopra Passo
Duron. Ora scendiamo verso la strada
Ed eccoci a Passo Duron. Prima di iniziare la lunga
discesa, una foto al cartello è d'obbligo
Ci lanciamo in picchiata, sotto una pioggia battente,
per circa 4 km
Taverna e Rinco Starr ripresi poco prima di un
tornante
Più in basso la pioggia scende di intensità e l'acqua
non schizza più in faccia come prima!
In corrispondenza di un tratto in falsopiano,
svoltiamo a destra in direzione di Saone
La stradina scende abbastanza ripida fra i prati
Nel tratto finale ci sono anche un paio ci tornanti,
con pendenza molto elevata
La lunga discesa si conclude alle porte di Saone
Attraversiamo il piccolo paese. Particolare il
campanile in granito
Una sosta per attraversare tutti assieme la statale
(per Tione) e proseguire dall'altro lato
Attraversiamo il paese. Anche qui legno e pietra sono
elementi usatissimi
Da Saone imbocchiamo la pista ciclabile
Giunti in riva al Sarca, la pista prosegue sull'argine
destro
Il ponte che attraversa il corso d'acqua
Passiamo sulla sponda sinistra
Eccoci in vista di Ragoli
Dopo un breve tratto in salita, torniamo a scendere
verso il fiume
Per evitare una pendenza eccessiva, questo tratto di
pista è stato tracciato con un paio di tornanti a gomito
Siamo di nuovo in piano, lungo il fiume
Ma che bei funghetti rossi ...
Dalla ciclabile, che scorre sul fondo valle a fianco del fiume, dobbiamo
risalire ora verso i paesi a monte
Il passaggio per Coltura (frazione di Ragoli)
Dopo Coltura proseguiamo la salita verso la
provinciale Ragoli-Stenico
Un paio di tornanti e poi svolteremo su una comoda
stradina sterrata
Il roccioso Taverna spinge Nicola Moviola, ormai in
riserva da diversi chilometri
Il Vice-Presidente, che già aveva dato segni di
stanchezza sulla salita del Durone, scende per evitare i crampi
Alvaro, invece, sembra fresco come una rosa e salta
sulla bici come un grillo !
Per tornare sulla strada provinciale Ragoli-Stenico
dobbiamo affrontare in rampone con il 20% di pendenza
Moviola e Rinco Starr non ce la fanno proprio più ...
Negli ultimi 500 metri di strada, esce beffardo un bel
sole!
Arriviamo finalmente al Ponte del Lisan, dove si
conclude il tour
4. Il ristoro ad Iròn
Una vista dall'alto dell'antico paesello: si tratta di
un grappolo di case
Il cartello all'imbocco del borgo. La peste citata,
che spopolò Irone, è quella che fece migliaia di morti
in tutto il nord-Italia e che venne descritta da Alessandro Manzoni ne I
promessi sposi
Le case sono simili a quelle di Rango e di tutti gli
altri antichi borghi della zona
Al piano terra c'erano le stalle e le stanze, sopra i
fienili
Un vòlt con tanto di rigagnolo che scorre a
centro strada
Briz sembra pensare: ma non bastava la salita che
abbiamo fatto fino ad ora?
Ci sistemiamo nella bella casa della famiglia di
Cipollino
Dopo una breve attesa, ecco arrivare un pentolone di
penne fumanti al ragù ...
In un attimo tutti e 22 i biker sono serviti e ...
cala il silenzio!
Una panoramica della sala dal lato opposto
Ognuno ha la sua specialità: il Camoscio magna, il
Dori ... beve!
E per chi vuole, c'è pure il bis (tanto Cipollino ha
calcolato le dosi per un Battaglione!)
Grazie alla stufa tenuta accesa tutta la mattina dal
sig. Renzo, suocero di Cipollino,
la temperatura nel locale è decisamente "estiva": il termometro segna quasi 26°
C
Sarà il caldo, saranno il vino e/o la birra, ma tutti
hanno un bel colorito rosso ...
Rosso? Diciamo pure ... bordeaux!
Tania si addormenta su una sedia sdraio e viene presa
di mira per alcuni scherzi!
Tania si è addormentata, questo è lì lì ...
Arriva il nocino (fatto in casa con le noci del
Bleggio!) e il Taverna ha un sussulto
"Puccia puccia il biscottino, senti un po' questo
nocino"
Dopo la solenne mangiata e bevuta, salutiamo Cipollino
e il suocero Renzo e ci accingiamo
a scendere a valle. Chi è salito in bici dovrà affrontare altri 3 km (in
discesa) sotto la
pioggia battente. Complimenti davvero a questo manipolo di temerari !!!
Un sentito grazie alla famiglia del nostro
socio Cipollino per l'ospitalità
e in particolare al suocero Renzo, che ci ha riscaldato l'ambiente a dovere!