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Sul Monte
Alto, al confine fra Trentino ed Alto Adige, la camminata che ha
calato il sipario sul programma Ciaspole/Trekking.
Interessante visita al Roccolo Mosaner, in località Saùch, dove i
biologi del Museo Tridentino di Scienze Naturali catturano e inanellano
gli uccelli per scopi scientifici. Ora la chiusura della MTB con il 7°
Taverna-Tour. |
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Faedo (TN), 16/10/2010. E' stato disputato stamattina, in una classica giornata uggiosa d'autunno, il 6° trekking stagionale, 10° e conclusivo appuntamento del programma 2010 per «non biker». Dopo l'annullamento dell'escursione al lago di Erdemolo, a causa delle allarmanti previsioni meteo che davano neve oltre quota 1500/1600, la truppa dei Rinco era stata dirottata su un tracciato più breve e a quote più basse, in modo da concludere le fatiche in mattinata ed evitare così la perturbazione che - puntuale - è arrivata nel primo pomeriggio.
15 i trekker al via, che hanno così affrontato il facile tracciato che da Faedo ha portato al Monte Alto, proprio al confine fra il Trentino e l'Alto Adige. Una vera e propria passeggiata nel bosco che ha già iniziato ad assumere gli sgargianti colori autunnali.
Dopo il ritrovo a San Michele all'Adige, il gruppo ha raggiunto la località Pineta di Faedo (m.750), poco sopra il paese, dove gli ultimi e più alti vigneti lasciano il posto al bosco. Da qui, attorno alle 8,30, è avvenuto la partenza, lungo il sentiero 408B, in direzione delle Malghe di Faedo e di Cadino Alto.
Dopo 10 minuti di cammino, è stato raggiunto Passo Cima (m.800), dove è stata imboccata in discesa la strada sterrata che porta in direzione di Cadino Alto. Dopo pochi minuti è stata raggiunta la conca prativa delle Malghe di Faedo, una zona un tempo dedita all'alpeggio di bassa quota del bestiame, come testimoniano le numerose piccole stalle che oggi sono state invece trasformate in splendide baite. Dopo aver attraversato i prati - ancora bagnati dalla rugiada mattutina - il gruppo ha raggiunto il Rio Valborada (m.750), dove è ricominciata la salita, nell'omonima valletta.
Camminando sempre tra i faggi (con qualche divagazione micologica, visto che i nostri "fungaioli" Ailander, Brücke e Cimo hanno fatto incetta di "sanguinioli", "steccherini" ed altre qualità di miceti), con il ruscello che scorreva gorgheggiante sotto il sentiero, è stata raggiunta la strada (contraddistinta dal segnavia SAT 409) che sale verso il Passo della Croccola.
Da qui si è proseguito, sempre in salita, rimanendo sulla forestale - lastricata di pietre nel tratto più ripido - giungendo dopo un paio di km di ascesa ai 950 m. del Passo della Croccola. Il nome di questo valico, che collega la zona di Faedo e della Val di Cembra con Salorno, è legato ad un episodio che, secondo quanto tramandato fino ad oggi dalle genti del luogo, sarebbe accaduto verso la metà del 1400. Una signora friulana, venditrice ambulante di oggetti per la casa (una "clomera", come venivano chiamate allora, o una "kromera" come si usava invece definire nelle zone locali, ad influenza tedescofona), stava salendo da Salorno in direzione della Val di Cembra, quando venne sorpresa da una bufera di neve. Trovato riparo sotto una pianta, la signora venne però aggredita da un orso che la dilaniò e le staccò la testa con una zampata. Poiché in dialetto la testa era chiamata la "croccola", dopo che dei passanti trovarono il cadavere decapitato della sfortunata mercante, si cominciò a riferirsi al luogo come al "Passo della Croccola" e così il nome si sarebbe tramandato fino ai giorni nostri. L'evento è anche ricordato da una lapide in pietra, dove è incisa una breve descrizione (per molti tratti illeggibile) dell'episodio.
Ma questi luoghi hanno vissuto un'altra importante pagina di storia nel 1494, quando il pittore tedesco Albrecht Dürer, durante il suo primo viaggio in Italia, passò proprio di qui in direzione di Venezia. All'epoca, infatti, la valle dell'Adige era una palude acquitrinosa e malsana e le vie di comunicazione, fin dai tempi più antichi (basti pensare alla Via Claudia Augusta tracciata nel 46 d.C. dai romani), passavano in collina. Il Dürer, proveniente dalla Germania e giunto a Salorno, salì fino al Passo della Croccola e poi proseguì verso Cembra e da lì raggiunse Segonzano, dove ritrasse su un suo famoso acquerello il castello (oggi diroccato). La via che il Dürer percorse è stata di recente riscoperta e segnalata con dei cippi o dei cartelli riportanti le iniziali AD, poste una sopra all'altra, proprio come l'artista usava firmare le sue opere.
Dal Passo della Croccola il gruppo ha proseguito l'ascesa sulla strada sterrata verso il Monte Alto, sulla cui sommità, a circa 1080 metri, si trovano una malga ed un piccolo pascolo con un laghetto per l'abbeveraggio del bestiame. Qui il gruppo ha fatto una sosta, approfittante del riparo della malga (aperta) per il cambio della biancheria sudata e per un breve spuntino ristoratore.
Dopo la pausa si è quindi tornati a ritroso sullo stesso sentiero, scendendo nuovamente verso il Passo della Croccola. Poco prima di giungervi, però, è stata fatta una deviazione a sinistra nel bosco, sbucando in località Saùch, dove si trova il Roccolo Mosaner.
Che cos'è un roccolo? Si tratta un sistema antichissimo per la cattura degli uccelli, le cui prime notizie risalgono al 1300 e che pare sia stato inventato da una comunità di frati bergamaschi. I roccoli si diffusero poi in tutta l'Italia settentrionale, dal Friuli al Piemonte. Bisogna pensare che in tempi di magra (specie dopo le guerre) e soprattutto per le genti di montagna, la carne era un vero e proprio lusso, per cui l'uccellagione, assieme alla caccia, era un'importante fonte di sostentamento (ricordate la "polenta e osèi", diffusa in tutta la fascia del nord-Italia?). I roccoli sono generalmente situati a media altitudine, su dei declivi e sono orientati a nord-est perché questa è la direzione di migrazione degli stormi durante l’autunno quando, finito il periodo della riproduzione, gli uccelli ritornano numerosi a Sud. I roccoli che sono orientati a Sud-Ovest sono invece utilizzati per la cattura durante la migrazione primaverile. Pochissimi sono i roccoli sopravvissuti fino ai giorni nostri, tra questi c'è appunto quello di Giulio Mosaner, situato nei pressi del Passo Sauch. L'attuale proprietario, nonostante l'uccellagione sia vietata dal 1968, continua per pura passione la manutenzione con laboriose potature, per testimoniare una tradizione che altrimenti sarebbe destinata a scomparire. Il roccolo, dal 1992, è utilizzato dal Museo Tridentino di Scienze Naturali di Trento come osservatorio d'ornitologia e dei flussi migratori.
E proprio durante questo periodo, nel quale sono in corso le migrazioni autunnali verso i paesi caldi, i biologi del museo stanno operando al Roccolo Mosaner. Noi abbiamo avuto la fortuna di assistere dal vivo alla procedura, che parte dal richiamo degli uccelli (oggi fatto con dei sistemi elettrici, un tempo invece con degli altri uccelli vivi, legati ad una zampa), i quali scendono verso il roccolo e si infilano sotto le "gallerie" vegetali, rimanendo poi impigliati nella rete. Per circa 10-15 minuti i volatili vengono messi dentro un sacchetto di cotone chiaro, dove si tranquillizzano e superano lo stress post-cattura. Quindi vengono delicatamente estratti da un biologo che provvede ad applicare ad una zampa un piccolo anello di alluminio. Il volatile viene poi pesato, gli vengono misurate le zampe e le ali, controllate le piume e la dotazione di grasso (necessaria per affrontare le lunghe traversate, anche di 200-300 km al giorno), quindi viene liberato. Tutti i dati vengono inviati al Centro Nazionale di Bologna, in contatto con altri centri analoghi europei, i quali si mettono a disposizione a vicenda i relativi archivi. Grazie a questo patrimonio informativo, quando si cattura un uccello che è già dotato di anello, attraverso il codice identificativo è possibile scoprire dove quel volatile è stato catturato la prima volta e dove eventualmente è stato rilevato in epoche successive, in modo da comprendere quali sono le rotte migratorie seguite dalle varie specie.
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Dopo l'interessante visita, il gruppo è risalito al vicino Passo della Croccola, distante un centinaio di metri dal roccolo, per imboccare la strada (segnavia SAT 409) che scende verso la Pineta, dove si è chiuso il breve e facile anello.
Questo era l'ultimo appuntamento 2010 del programma Ciaspole/Trekking, iniziato lo scorso gennaio con le racchette da neve al Corno di Tres e poi proseguito, sempre con le ciaspole, sul Monte Bondone, (Ciaspolata by Night), sul Monte Gazza e sul Pizzo di Levico. L'attività, dal mese di marzo, era poi proseguita con gli scarponi ai piedi sui sentieri dei Laghi di Terlago e Lamàr, delle Grotte del Monte Calisio, del Rifugio Pernici in Val di Ledro, dell'Alpe di Siusi e delle Tre Cime del Bondone per chiudersi - appunto - oggi, a cavallo fra il Trentino e l'Alto Adige.
L'appuntamento con i «non biker» è fissato per il prossimo mese di gennaio, quando partirà il programma 2011 con la 5ª Ciaspolata by Night. Per i «biker», invece, c'è da completare il programma ordinario (il 31/10 con il Taverna-Tour), mentre il gran finale sarà con Bici & Bicèri a metà novembre.
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Sono stati percorsi circa 7 km, mentre il dislivello complessivo è stato di 450 metri. Altimetria caratterizzata da una breve salita iniziale, da loc. Pineta fino a passo Cima, seguita dalla discesa verso la conca prativa delle Malghe di Faedo. Da lì inizia la salita che transitando per il passo della Croccola porta alla Malga Monte Alto. Il rientro è tutto in discesa. Salita più lunga: Malghe di Faedo-Malga Monte Alto, (circa 3 km); GPM a Malga Monte Alto, m.1080.
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I preparativi nel parcheggio di loc. Pineta di Faedo
Si parte sul sentiero 408B
Il primo tratto fa guadagnare 50 metri di dislivello
in pochissima strada
Ailander comincia la sua raccolta: qui ha appena
trovato un "sanguiniolo"
Il tratto successivo è meno ripido e più largo
Dopo aver raggiunto il vicino Passo Cima (m.800)
scendiamo verso le Malghe di Faedo
Si cammina a ritmo veramente tranquillo
La conca prativa delle Malghe di Faedo
Una delle vecchie malghe, ora diventata una splendida
baita
Iniziamo ad attraversare il prato
Scendiamo tra l'erba umida di rugiada
Primo piano di Cipollino
Raggiungiamo il fondo del pascolo
Tornati sulla strada, oltrepassiamo il Rio Valborada
Al bivio saliamo a destra sul sentiero 408B
Ci inoltriamo in un fitto bosco di faggi, nella
piccola Valborada
La valle è uno stretto solco scavato dal corso d'acqua
Ecco l'esplosione di colori di un faggio in versione
autunnale
Non solo alberi, però: i colori di ammiriamo anche in
questa salamandra ...
... e in questo fungo (Amanita Muscaria), velenoso ma
coreografico
Avanziamo nella penombra delle fitte fronde
Il nastro argentato del Rio Valborada che solca il
bosco
Il Vicepresidente impegnato nel guado
Si spera in una caduta in acqua di qualcuno, magari immortalata in foto, ma ...
niente!
Raggiunta la strada (segnavia 409), svoltiamo a
sinistra in direzione Passo della Croccola
Il Presidente seduto su un grosso faggio che è cresciuto a sbalzo sopra la gola
Circa 300 metri sono stati lastricati in pietra per contrastare l'erosione
durante le piogge
Il tratto più ripido della salita
Le radici esposte di un grosso faggio
La parte finale della strada è incuneata trai due
versanti boscosi
L'arrivo ai 950 m. di Passo della Croccola, posto in
corrispondenza di un quadrivio con
destinazioni Faedo, Salorno, Monte Alto e Lago Santo
Leggenda vuole che il nome del passo derivi dall'episodio della testa (in
dialetto, la croccola)
troncata da un orso ad una povera viandante, a metà del 1400. Ed ecco come si
chiama la via ...
Cecchi Paone osserva il cippo con la sigla AD. E' la firma del pittore tedesco
Albrecht Dürer,
transitato di qui nel 1494 durante il suo primo viaggio in Italia, con
destinazione Venezia
Lasciamo il passo, imboccando la via a sinistra per il
Monte Alto
Anche qui la strada attraversa un fitto faggeto
Una baita lungo il tracciato
Tra la vegetazione a bordo strada spunta il roccolo, che visiteremo al ritorno
Anche qui i tratti più ripidi sono stati lastricati in pietra
La parte conclusiva dell'ascesa
L'arrivo nei prati di Malga Monte Alto
Qui la strada è in falsopiano
Proseguiamo verso la malga
In mezzo al prato c'è un piccolo laghetto, realizzato
per abbeverare il bestiame
L'immancabile foto di gruppo
L'arrivo a Malga Monte Alto, punto di massima
elevazione del nostro itinerario
La targa in legno scolpito sulla facciata della malga
La malga è aperta e ci si può cambiare al riparo
dall'aria
Ne approfittiamo anche per uno spuntino di mezza mattina
Proverbio molisano:
«Panino e birrett', merenda perfett'»
Questo, invece, c'ha un panino station wagon !
Dopo la sosta ripartiamo per scendere verso il roccolo
In fondo alla discesa dal Monte Alto
Raggiungiamo nel bosco la località Saùch, dove c'è il roccolo
Nel prato davanti alla casa c'è un cipresso potato in maniera molto particolare
I tunnel all'interno dei quali gli uccelli sono richiamati per la cattura
A spasso sotto la galleria vegetale
Lo splendido intreccio dei rami di questi faggi ultrasecolari (il roccolo ha più
di 100 anni!)
Il proprietario del roccolo ci spiega il suo funzionamento
Vista dall'interno della struttura vegetale
Indicata dalla freccia c'è la piccola feritoia da dove l'operatore aziona lo
"spauracchio". Si
tratta di un'asta di qualche metro (se ne intravede in alto una parte) con
appeso in cima uno
straccio nero. Quando gli uccelli si avvicinano al roccolo, attratti dal
richiamo, si fa partire il
suono che riproduce il verso di un rapace (es. un falco) e si lascia andare
l'asta a molla. Lo
straccio nero che si apre nell'aria come delle ali, insieme al verso, fanno
pensare all'arrivo
di un rapace e inducono gli uccelli a rifugiarsi verso il basso, andandosi ad
infilare sotto le
fronde del roccolo, dove sono posizionate le reti di cattura.
Ancora a spasso sotto l'incredibile intreccio di rami
La particolarità di questo faggio, con un ramo che si stacca dal tronco (1) e va
ad innestarsi in un altro ramo (2), partito dalla base dello stesso albero
Davanti alla casa i biologi del Museo Tridentino di Scienze Naturali ci
mostreranno
come funziona l'inanellamento e la rilevazione dei dati sui volatili catturati
Una cinciallegra rimasta impigliata nella rete di cattura
Il biologo del museo applica il leggero anellino di alluminio alla zampa del
volatile
Si controlla e si misura il piumaggio
Ecco un esemplare di regolo, il volatile più piccolo d'Europa. Questo pesava 5,2
grammi!
Dopo l'interessante visita, lasciamo il roccolo
Ed ecco la struttura vista nella sua interezza, lunga circa 80 metri
Siamo a due passi dal Rifugio Saùch
Dal Saùch risaliamo al vicino Passo della Croccola
Raggiunto il passo, iniziamo la discesa
Cipollino si rinfresca con l'acqua di un ruscello
Proseguiamo in discesa sul sentiero 409
Il Camoscio della Sila attraversa un ruscello che taglia la strada
E' mezzogiorno, ma in una giornata uggiosa e sotto le fitte fronde boscose ...
sembra mezzanotte!
Ed eccoci nuovamente al parcheggio della Pineta di Faedo
Staifel e Cimo alla conclusione della camminata
I nostri "fungaioli", oggi, ne hanno anche approfittato per portare a casa un
bel bottino
Dopo le (poche) fatiche, il riposo dei guerrieri ...
Anche questa è andata,