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NELL'ENNESIMA GIORNATA DI SOLE SPLENDENTE, SI E' CHIUSA OGGI POMERIGGIO UNA STAGIONE DA RECORD PER QUANTO RIGUARDA LE RACCHETTE DA NEVE: 4 CIASPOLATE UFFICIALI CON 164 PRESENZE COMPLESSIVE, ALLA MEDIA DI 41 PER USCITA. A FINE CAMMINATA IL RISTORO DEI NOSTRI SUPPORTER, CON GNOCCHI AL POMODORO. |
06/03/2010. Si è chiusa oggi pomeriggio sulle nevi di Lavarone, per quanto riguarda la parte invernale, la stagione 2010 dei Rinco Boys. Sul Pizzo di Levico, con 32 partecipanti al via (oltre a 2 preziosi Supporter cucinieri), è infatti andata in scena la 4ª ed ultima ciaspolata ufficiale, anche oggi caratterizzata da un sole splendente, anche se la temperatura era assai rigida dopo l'arrivo di correnti fredde dal Nord Europa. A Trento, quando i Rinco si sono ritrovati per la partenza alle 7,30 circa, il termometro segnava -6°, in quota saranno stati almeno -10°.
In compenso - grazie al forte vento di ieri - il cielo era talmente terso da sembrare una di quelle cartoline "taroccate" al computer, con un azzurro così intenso da sembrare falso! Ovviamente i panorami erano splendidi e si potevano vedere nitidamente anche le cime più lontane, come il Gruppo del Brenta o il Carè Alto (al confine con la Lombardia).
La partenza, poco dopo le 9:00. è avvenuta da Passo Vezzena (m.1.404). Da qui è stata imboccata la strada che con un andamento inizialmente in falsopiano, poi in leggera salita, si inoltra nei pascoli posti ai piedi dell'altura del Pizzo di Levico. Dopo un quarto d'ora circa di cammino sono stati incontrati i ruderi di Forte Busa Verle, una delle tante fortezze austro-ungariche di cui sono disseminati questi altipiani. Va ricordato, infatti, che in queste zone - fino al 1918 - correva il confine tra l'Impero di "Kaiser Franz Josef" (di cui il Trentino faceva parte) e il Regno d'Italia. In previsione del 1° conflitto mondiale (1915-18), la linea di confine fu fortificata - da un lato e dall'altro - con una serie di opere, tra cui le strade militari, che oggi sono diventati preziosi e frequentatissimi itinerari di montagna.
Dopo la foto di gruppo davanti al massiccio forte, la colonna ha proseguito il suo cammino scendendo nella "Busa Verle" (da cui prendono nome sia il forte che una malga nelle vicinanze), un ampio avvallamento che l'estate è utilizzato per il pascolo del bestiame e che d'inverno è una distesa bianca, paradiso dei ciaspolatori. Dopo aver attraversato l'ampia e soleggiata radura, il tracciato si è infilato nel bosco ed è così iniziata la salita vera e propria verso il Pizzo di Levico. Come tutte le strade militari, anche questa è caratterizzata da una pendenza costante e lieve, perchè le carovane con i muli che dovevano trasportare in vetta armamenti e rifornimenti non potevano superare salite troppo ripide. Così la strada, per mantenersi attorno al 5% di pendenza, procede con un andamento a zig-zag, alternando lunghe diagonali a secchi tornanti. Nonostante la neve sia ancora alta, sono visibili ugualmente muri a secco, tagliate nella roccia, sbancamenti e altri interventi che il Genio militare austriaco aveva effettuato per costruire questa importante arteria, necessaria per rifornire il forte che era stato costruito proprio sulla cima del Pizzo di Levico (chiamata anche Cima Vezzena). Un forte che per la sua posizione strategica e l'ampia visuale di cui godeva, era stato battezzato "L'occhio degli altipiani".
Alternando tratti all'ombra dei pini a sporadiche zone soleggiate, la strada sale il versante sud del Pizzo, sempre all'interno della foresta, raggiungendo dopo circa 4 km di cammino il c.d "Pizzotto", una sotto cima a quota 1.800, affacciata sulla sottostante Valsugana. Già da qui il panorama è splendido, ma la salita prosegue ancora per mezzo km, sempre sul crinale, fino alla croce metallica posta sulla cima del Pizzo di Levico, a quota 1.908 m.s.l.m.. Il forte che dominava gli altipiani è ormai ridotto a malandati muri in cemento ed un cartello di divieto d'accesso per pericolo crolli ricorda agli escursionisti che avessero eventualmente voglia di una visita che non è proprio il caso di scavalcare la recinzione!
Quassù, oltre i 1900 metri, la temperatura era ovviamente ancora più rigida e la cima era spazzata da un forte e fastidioso vento. Così la permanenza in vetta è stata limitata al minimo indispensabile per cambiare la biancheria sudata, rifocillarsi con il "ristoro volante" a base di grana, frutta secca e cioccolata e, ovviamente, per fare l'immancabile foto ricordo.
Poi il gruppo ha iniziato la discesa, avvenuta non per la strada militare percorsa poco prima in salita, bensì per il ripido sentiero che scende lungo il crinale opposto. Se fino al Pizzo le ciaspole non erano servite perchè la strada è talmente frequentata che il manto nevoso era battuto e compatto, da qui in poi è stato necessario calzarle perchè sotto la leggera crosta gelata di superficie (che ad ogni passo di spaccava) si nasconde ancora un buon metro di neve soffice, come hanno potuto appurare i nostri soci che spesso affondavano all'improvviso, anche fino al cavallo dei pantaloni!
La discesa sul crinale è proseguita fino ad incontrare le recinzioni per il bestiame delle vicine malghe, dopodichè è stata abbandonata la traccia battuta del sentiero (che prosegue in tutt'altra direzione, ndr), per virare a destra e scendere nei pascoli dove il manto nevoso era ancora intonso. Lungo la discesa, sempre in campo aperto e con un sole splendente in faccia, si è quindi passati da malga Marcai di Sopra, poi da malga Marcai di Sotto ed infine, dopo un nuovo tratto nel bosco, da malga Sassi, con il Passo Vezzena ormai a vista d'occhio.
Un'ultima fatica per superare i saliscendi tra i dossi a monte della strada, poi l'arrivo a Passo Vezzena, dove è stato concluso l'anello di circa 10 km, con quasi 600 metri di dislivello complessivo.
Ad attendere i 32 ciaspolatori c'era un ricco ristoro preparato dai preziosi Supporter Big Bobby e Mac Gyver, a base di gnocchi al pomodoro (una novità dopo le tante grigliate!), formaggio grana a cubetti, mortadella e salame, oltre a vari dolci al trancio. Insomma, un'altra grande festa che ha calato nella maniera più degna il sipario sulla stagione invernale. Ora, infatti, con l'arrivo della primavera, le racchette da neve verranno appese al chiodo per dedicarsi a MTB e trekking.
(clicca sull'anteprima per vedere la cartina
ingrandita)
I preparativi per il via, nel parcheggio di Passo Vezzena
La partenza della lunga carovana
Il primo tratto è su neve fresata e bisogna fare attenzione alle
placche di ghiaccio nascoste
Dopo un breve tratto in falsopiano, inizia una leggera salita verso
Forte Busa Verle
Le ampie distese innevate dei pascoli di Passo Vezzena
La fila di mezzi busti sbuca da dietro la neve
Little Paul con L'Uomo Lavico, salito dalla Sicilia per l'esordio
stagionale
Primo piano di una parte del gruppo
C'è chi le ciaspole le ha attaccate allo zaino, c'è chi preferisce
portarle a mano
Dopo nemmeno 1 km, Iubi arranca già nelle retrovie: fuma de mèn !!!
La fila risale la dolce salita tra i pascoli
Ormai mancano pochi metri al Forte di Busa Verle, dove si farà una
prima breve sosta per la foto
Ed eccolo il forte, o meglio quel che ne resta dopo quasi un secolo
La massiccia fortezza di cemento armato evidenzia i segni del tempo
Facciamo la foto a fianco del forte, con il Pizzo di Levico - la
nostra meta - che ci guarda alle spalle
Lasciamo il forte e puntiamo verso l'avvallamento di Busa Verle
La fila si sgrana in vari gruppetti, ognuno con il proprio ritmo di
marcia
Frank fa un taglio nei prati: troppo invitante quel manto bianco
senza nemmeno una traccia!
L'impressionante contrasto tra il bianco della neve e il blu del
cielo terso di oggi
Attraversato il pascolo giungiamo ai piedi del Pizzo. Tra un po' si
entrerà nel bosco
Ed ecco WikiMau che avanza all'ombra dei pini
La fitta abetaia che copre le pendici basse del Pizzo di Levico
Il sole filtra ogni tanto tra i rami, creando strani effetti di luce
Un abitante del luogo ha lasciato prima di noi le sue tracce
Nuvole ce ne sono pochissime, ma quelle poche sono artistiche!
Il passaggio in una tagliata, dove è stato fatto uno sbancamento del
bosco per mantenere la pendenza
Bubu seguito dall'Uomo Ombra
The Red Quintett. Lo Schiaccianoci esibisce l'ormai mitica borraccia
di Barbapapà
Celestina (che sgranocchia del cioccolato) con Ailander
Giro sembra a passeggio, mentre Iubi sembra non averne più!
Tra gli alberi spunta la sagoma innevata della Vigolana
Schiaccianoci e il Vice-Presidente Cecchi Paone durante un sosta
Uno dei tornanti della strada militare che sale al Pizzo di Levico
Il panorama verso sud
Si prosegue seguendo la traccia battuta dai numerosi passaggi su
questo itinerario
In basso si scorgono ora i pascoli di Passo Vezzena. La macchia
scura al centro è il boschetto che
circonda Forte Busa Verle. Poco più in alto si nota l'albergo di
Passo Vezzena, da dove siamo partiti
Luigi il Dotto, fedele al suo alias, impartisce lezioni di storia
anche durante il cammino verso il Pizzo.
Eccolo indicare il monte da dove partì il primo colpo di cannone che
diede il là alla guerra 1915-18
Ed eccolo, indicato dalla freccia rossa, il Monte Verena (m. 2.015).
Lassù ci sono i resti del forte italiano
da cui, all'alba del 24 maggio 1915, venne sparato il primo colpo
verso il forte austriaco di Cima Vezzena
Abbiamo raggiunto il crinale: ora si aprirà anche il panorama verso nord
Lo splendido panorama dal crinale del Pizzo: i laghi di Caldonazzo e
Levico, poi la Marzòla, poi il Brenta
Presidente, Schiaccianoci e Kriminal Bike in posa
L'ultimo tratto di salita verso la croce del Pizzo di Levico
Un'altra tagliata nella roccia, realizzata per raggiungere il
sentiero retrostante, al riparo dal fuoco nemico
Il sentiero (indicato dal tratteggio rosso) era stato realizzato sul
versante nord, opposto alla
linea nemica italiana, per poter raggiungere il forte senza essere
visti dalle sentinelle.
Oggi il sentiero, in gran parte franato, non è più percorribile.
Nell'ingrandimento della foto
precedente si può notare come per realizzare il forte gli austriaci
avessero
"affettato" un pezzo di montagna, costruendo la fortezza sul lato
nord, non visibile dal fronte italiano
Primo piano della grande croce che segna il punto più alto della
montagna
Little Paul con WikiMau in posa davanti alla croce, rattrappiti a
causa del vento gelido
Un primo piano del nostro "accampamento". Sullo sfondo, nella valle,
si notano la costruzioni di Passo
Vezzena, da dove siamo partiti due ore fa (nr.1) e il boschetto che
circonda Forte Busa Verle (nr.2)
Scorci di panorama attraverso i ruderi di Forte Cima Vezzena
Cecchi Paone, Schiaccianoci e Kriminal Bike fanno OK, anche questa
salita è andata!
La sosta sul cima è durata poco, giusto il tempo di cambiarsi e fare
uno spuntino
Ovviamente non può mancare la foto di gruppo
Cipollino con l'Uomo Silente prima di avviarsi per il ritorno a
valle
Dopo la sosta iniziamo la discesa sul crinale opposto a quello della
salita
Seguiamo il sentiero segnato da altri escursionisti e ci lasciamo la
croce del Pizzo alle nostre spalle
Max (alla sua prima ciaspolata con i Rinco) seguito dalla moglie
Kriminal Bike, forse è il caso di calzare le ciaspole!
Questo, però, sta peggio di te!
Quintetto in posa nel punto di deviazione dal sentiero lungo il
crinale ai prati che digradano verso valle
Lasciato il crinale, scendiamo infatti in direzione delle malghe
Marcai
Camminiamo nei prati soleggiati, seguendo l'ampia traccia dei nostri
battistrada
Una sosta per ricompattare le fila
Cipollino segue Frank fuori traccia: che bellezza camminare nella
neve ancora intatta
Poi, però, Frank accende la turbina e ... via!
Ormai il suo è diventato un rituale: anche questa volta i Rinco
hanno "trionfato"
L'apertura tra gli alberi che immette nel pascolo di Malga Marcai di
Sopra
L'arrivo a Malga Marcai di Sopra
Seguiamo la traccia e ci lasciamo la malga alle spalle
Ed eccoci, dopo un altro breve tratto di discesa, in prossimità a
Malga Marcai di Sotto
La neve sui tetti è ancora oltre il mezzo metro
Dorty con la cognata Marina
Kriminal Bike con un'esausta Iubi chiude le fila
Così esausta che non si regge più in piedi!
Dopo i prati della due malghe Marcai, c'è da percorrere un ultimo
tratto nel bosco
La colonna procede in questo ombroso saliscendi, seguendo i pali
della la linea elettrica
Dopo l'ultimo scollinamento sbuchiamo nuovamente in campo aperto
Ora non rimane che attraversare quest'ultima radura per tornare a
Passo Vezzena
Incontriamo due cani di razza Husky, in libera uscita da una vicina
baita
L'eleganza nella corsa sulla neve di questi splendidi cani
Anche qui la neve è ancora intatta: non è passato nessuno
dall'ultima nevicata dei giorni scorsi
Prima di arrivare al traguardo ci aspettano però ancora un paio di
saliscendi nei valloni
Facce stanche o affamate?
L'ultima salita. In cima alla collina si intravede la sagoma di
Malga Sassi
Mentre attraversiamo i prati di Malga Sassi si scorge alla nostra
destra il Pizzo, dov'eramo 1 ora e 1/2 fa
Il Camoscio della Sila guida la fila degli afamàdos
E finalmente, dopo 10 km, siamo tornati al punto di partenza
Beh, lo ammettiamo, abbiamo lavorato con il programma di fotoritocco!
Però il nostro "ristorante" c'era!
Sul tavolo c'è l'abbuffet (!) con formaggio e salumi
Il sugo di pomodoro è pronto
Mac Gyver prepara i piatti
Big Bobby esibisce uno stile da vero chef
Siete pronti? Il pranzo è servito!
Inizia la distribuzione
La truppa sembra gradire!
Il Camoscio sembra perplesso: voleva forse una porzione più
generosa?
Il Presidente ha "aspirato" il piatto in 27" netti. "Non è restà pu'
gnent !"
La ganasce sono in azione e le guance si gonfiano
Vero, WikiMau?
Dopo aver smontato il campo e ripulito l'area, gli ultimi 5 Rinco
rimasti si concedono un caffé al vicino bar.
Il Presidente, semi-assiderato, abbraccia letteralmente una stufa
ad olle accesa, fino a riprendere colore!
Chiudiamo con un doveroso ringraziamento ai nostri Supporter
odierni, Mac Gyver e Big Bobby.
Questa era l'ultima ciaspolata 2010