7ª uscita ufficiale
del 2008: niente Monte Pèller Giove Pluvio non fa sconti: come da previsioni, poco dopo mezzogiorno, ha cominciato a piovere. Abbandonata l'idea di salire ai 2000 m. del Monte Pèller, i Rinco Boys hanno dato vita ad una bella escursione di 36 km sulla "montagna di casa" |
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Trento (TN), 13/09/2008. Acqua doveva essere, è acqua è stata! Le previsioni meteo avevano annunciato la perturbazione che dal primo pomeriggio di sabato 13 avrebbe dovuto portare pioggia e basse temperature sul Trentino e già venerdì mattina, prudentemente, il Direttivo aveva cambiato in corsa il programma della 7ª uscita stagionale. Saggia decisione, diremmo, visto che salire ai 2000 metri del Monte Pèller con quel clima avrebbe significato prendere tanta acqua e tanto freddo da mezzogiorno in poi, praticamente per oltre 20 km di tracciato. La mattinata, invece, era annunciata con nuvolosità variabile ma con scarsa probabilità di pioggia e così si è optato per un'escursione di mezza giornata sulla "montagna di casa": il Calisio. 14 biker (tra i quali il coriaceo Small Manuel, figlio di Big Bobby) hanno dato vita ad una bella pedalata sulle pendici dell'antico "Monte Argentario", tra vie d'epoca romana, ex strade militari e sentieri delle miniere. 36 km e 842 metri di dislivello per quella che non è stata certo una passeggiata..
Il gruppo è partito attorno alle 9,00 da Trento, per imboccare la pista ciclabile Adige in direzione nord. Dopo circa 10 km di veloce trasferimento si è giunti a Lavis, quindi - dopo aver attraversato il centro storico ed essere passati sul vecchio ponte di ferro - si è tornati sull'altra sponda dell'Avisio (nel territorio del Comune di Trento), a San Lazzaro.
Qui è cominciata la prima salita, nella stretta valle del Rio Papa, fino alla località di Camparta Bassa, dove è stata abbandonata la strada principale per deviare tra i vigneti, salendo sulla collina in direzione di Meano. Per giungere a Camparta Media sono state affrontate delle belle rampe con pendenze anche oltre il 20%, che hanno subito messo a dura prova i polpacci dei bikers presenti.
Da Camparta Media ci si è spostati verso Meano, per poi proseguire in direzione sud, verso Gardolo di Mezzo, senza però arrivare al paese. Subito dopo Meano, infatti, è stata imboccata una ripida stradina sterrata che si inerpica su una collina vitata, andando poi ad intercettare il tracciato dell'antica via Claudia Augusta. La strada, tracciata nel 15 a.C. dall'Imperatore Druso e poi consolidata dal figlio Claudio, collegava Altino (nei pressi dell'odierna Venezia) con la Germania, passando per la Valsugana, la Valle dell'Adige e la Val Venosta, oltrepassando le Alpi al Passo Resia. Alcuni tratti conservano ancora i ciottoli millenari, ormai assai dissestati, altri (la maggior parte) sono ormai semplicemente sterrati, mentre alcuni sono stati restaurati, mantenendo la pavimentazione in ciottolato di fiume.
Affrontando alcune dure rampe (anche oltre il 20%), con la bici che saltellava sul fondo irregolare dei ciottoli, ci si è spostati in direzione sud, rimanendo sempre a mezza costa, verso località Maso Bolleri, nei pressi di Martignano. Da qui, dopo aver affrontato un paio di tornanti della ripida strada provinciale che sale verso Montevaccino, è stata imboccata la Strada della Flora, una ripida strada sterrata che con una serie di tornanti, in circa 3 km, consente di superare 300 metri di dislivello portando agli 820 metri di località 4 strade, nei pressi dell'ex Rifugio Monte Calisio.
Da località 4 strade (toponimo legato alla presenza del quadrivio che vede intersecarsi le vie che giungono da Villamontagna, da Martignano, da Montevaccino e dalla Cima del Calisio, n.d.r.), si è imboccata la comoda e veloce strada verso Montevaccino che, con un divertente saliscendi all'interno del bosco, ha portato fino al bivio per l'ex Forte Casara. Da qui si è ripreso nuovamente a salire, rimanendo sempre nel bosco, fino a raggiungere il pianoro - a circa 900 metri di quota - dove un tempo si trovava una delle fortezze che gli austriaci avevano realizzato per difendere Trento: il Forte Casara. La fortificazione di Trento, centro principale dell'allora Tirolo italiano, era stata ideata per bloccare tutti gli accessi alla città, sia da est (oltre al Casara ricordiamo i forti di Civezzano o il Brusafèr), che da ovest (Bus de Vela), in previsione dell'avanzata dell'esercito di Re Vittorio Emanuele.
Dopo una breve sosta è stata imboccata la ripida discesa verso Villamontagna, subito abbandonata per deviare a sinistra sul sentiero 421, tornando nuovamente a salire. Il primo tratto dell'ascesa ha davvero spaventato il gruppo, visto che si è presentata una rampa con una pendenza oltre il 20%, lastricata listelli di porfido incrociati, resi viscidi dall'umidità. Fortunatamente il tratto era assai breve (circa 50 metri), poi la strada, dietro una curva, ha ripreso un andamento umano e proseguendo nel bosco ha condotto in località Prà Grande che, come si intuisce dal toponimo, è un verde pascolo circondato dai faggi.
Raggiunto di lì a poco il punto di massima elevazione dell'odierno itinerario, visto il cielo nero che prometteva pioggia entro breve, si è deciso di apportare una modifica al tracciato, evitando di raggiungere il Parco delle Gorghe e la zona di Vigo Meano, per scendere direttamente verso Montevaccino, con un taglio di circa 6 km. Raggiunta la frazione di Trento che deve il suo nome alla presenza - un tempo - di numerosi insediamenti di bestiame (l'antico nome tedesco era Kuehperg che, letteralmente, significa "monte delle mucche"), si è approfittato per riempire le borracce (tutti ormai erano agli sgoccioli!), quindi si è proseguito in discesa verso Maso Saracini, affrontando un tratto assai tecnico sia per la pendenza ma, soprattutto, per il fondo sassoso e sconnesso, reso ancor più impegnativo dai solchi scavati dai rigagnoli d'acqua formatisi in occasione delle recenti piogge.
Usciti dal bosco si è sbucati sopra l'antico Maso Saracini, uno dei più prestigiosi masi del Trentino, risalente al 1550. Il complesso, di pregevole fattura e dotato anche di una piccola chiesetta, si trova in una tenuta di circa 100 ettari, dei quali 12 coltivati a vite. Da qui si è proseguito in discesa fino ad intercettare la via Claudia Augusta percorsa poche ora prima, tra Gardolo di Mezzo e Maso Bolleri. Raggiunto Gardolo di Mezzo è stata percorsa la ripida discesa che con qualche tornante dove la pendenza raggiunge il 17/18% conduce in breve al sobborgo di Gardolo, per poi imboccare la pista ciclabile in direzione della città.
Il rapido trenino dei Rinco era ancora in via Brennero, ormai a meno di un km dalla meta, quando le prime gocce di pioggia hanno cominciato a cadere sull'asfalto. L'arrivo al parcheggio, attorno alle 12,45, è avvenuto giusto in tempo per evitare la lavata. Di lì a poco, infatti, si è scatenato il finimondo!
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Per quanto riguarda i dati tecnici, sono stati percorsi circa 36 km, mentre il dislivello è stato di 842 metri. I km dovevano essere 42, ma si è resa necessaria una deviazione per accorciare i tempi in vista dell'imminente pioggia. Il dislievllo è rimasto pressochè invariato perchè il tratto tagliato era in falso piano e in discesa. L'altimetria è caratterizzata da due tratti pianeggianti all'inizio e alla fine (i tratti di ciclabile) e da un profilo assai nervoso nel mezzo, con molti tratti in salita alternati a discese e falsipiani. La salita più lunga è quella che inizia poco prima di Maso Bolleri e arriva all'ex Rifugio Monte Calisio (con in mezzo la strada della Flora): sono circa 4,5 km con 420 metri di dislivello. GPM all'incrocio tra i sentieri 420 e 421, a circa 900 metri.
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Alla partenza si ride e scherza. Qui lo Schiaccianoci saluta Geppo, alla sua
prima uscita stagionale
I primi 10 km (di riscaldamento) sono il tratto Trento-Lavis sulla pista
ciclabile lungo l'Adige
Il tempo è incerto e il cielo alterna nuvoloni neri a qualche sprazzo d'azzurro.
La sagoma del
Monte Calisio si staglia scura all'orizzonte. Speriamo di non beccare l'acqua
sul collo!
Dopo una mezzoretta raggiungiamo Lavis e attraversiamo il centro storico
Attraversiamo l'Avisio sul vecchio ponte di ferro, un tempo ad uso della
ferrovia Trento-Malè
A San Lazzaro passiamo davanti all'antica chiesetta, restaurata di recente
Ora la pacchia è finita e comincia la salita, nella stretta valle del Rio Papa,
in direzione di Camparta
Da Camparta Bassa a Camparta Media passiamo tra i vigneti, su stradine
secondarie
Nel tratto finale la strada si impenna e raggiunge anche il 21% di pendenza
Da Camparta Media ci spostiamo verso la frazione di Meano
Entriamo nel bosco, per raggiungere la via Claudia Augusta, antica strada di
epoca romana
Attraversiamo dei vigneti dove l'uva è già stata raccolta nei giorni scorsi
Approfittiamo di un raggio di sole per fare la foto di gruppo, con la Paganella
come sfondo
Qualche grappoletto d'uva è rimasto sui rami e allora ...
Il tratto successivo è da trattore con le ridotte! Più d'uno è costretto a
scendere per spingere ...
Eccoci sulla via Claudia Augusta, la strada che 2000 anni or sono collegava
Altino (vicino all'odierna Venezia)
con la Germania, attraversando la Valsugana, la Valle dell'Adige e la Val
Venosta, passando per Passo Resia
L'antica strada è stata munita di apposita segnaletica
Qualche tratto è stato restaurato, pur mantenendo il fondo in ciottolato di
fiume
Un attimo di riposo dopo le rampe (anche oltre il 20% di pendenza) incontrate
sulla via Claudia Augusta
Il tratto Gardolo di Mezzo-Maso Bolleri alterna salite e discese
Un tratto dove il fondo scorrevole consente di lasciar andare la bici
Il panorama della città di Trento ripreso da uno dei punti esposti della strada
verso Maso Bolleri
Quadretto famigliare con Big Bobby e il figlio Small Manuel
No, CecchiPaone non si è dato alla Bmx, sta solo attraversando lo stretto
passaggio della stanga!
Inizia la dura sequenza di tornanti della Strada della Flora, 3 km con circa 300
metri di dislivello
La strada si inerpica nel bosco, rimanendo sempre all'ombra
Il coriaceo Small Manuel (10 anni) è salito fino all'ex Rifugio Monte Calisio
Lungo la strada si incontrano dei vecchi depositi militari scavati nella roccia
Schiaccianoci e DD nel punto panoramico sulla città di Trento
Foto ricordo anche per il Presidente
Due chiacchiere e una barretta prima di riprendere la salita
Al termine della strada della Flora giungiamo in località 4 strade, così
chiamata per l'incrocio tra le 4 vie
provenienti da Villamontagna, da Martignano (la Flora), da Montevaccino e dalla
Cima del Calisio
Dopo i duri 3 km della Flora un attimo di sosta per tirare il fiato
Lasciata loc. 4 strade, ci dirigiamo veloci in direzione nord, sulla scorrevole
strada in saliscendi
In breve raggiungiamo il bivio per il Forte Casara: ora si torna a salire
Ancora un tratto di salita per raggiungere il sito dell'ex Forte Casara
I ruderi del Forte Casara, costruito dagli austriaci a presidio di uno degli
ingressi in città
Nei pressi dell'antica fortezza facciamo una sosta ristoro
Lasciato il forte, affrontiamo un tratto che alterna passaggi nel bosco a
piccoli e verdi pascoli
L'ultimo sforzo prima di giungere al GPM odierno (quasi a quota 900)
Raggiunto il punto di massima elevazione (incrocio sentieri 421-420) facciamo
una sosta prima di scendere
Scendiamo nel bosco ombroso, in direzione della frazione di Montevaccino
(sentiero 420)
Raggiunto Montevaccino, ne approfittiamo per riempire le borracce, ormai agli
sgoccioli per tutti
Da Montevaccino, passando per verdissimi pascoli (del resto il toponimo della
località è palese!), ci
dirigiamo verso Maso Saracini. Ci attende un tratto in discesa molto tecnico,
con fondo sassoso
Al termine della ripida e sassosa discesa sbuchiamo nei pressi del prestigioso
Maso Saracini
L'antico complesso rurale era dotato anche di una piccola chiesetta
Ripresa la discesa raggiungiamo raggiungiamo l'abitato di Gardolo di Mezzo
Da Gardolo di Mezzo si scende verso Gardolo lungo la ripida strada che in alcuni
punti raggiunge il 17%
Gli ultimi km, sulla pista ciclabile cittadina, per rientrare al parcheggio dove
abbiamo lasciato le auto