La calchera

"Il tempo è denaro". Un luogo comune forse scontato ma più che mai valido nella società moderna. Sembra lontano anni luce il tempo in cui qui si produceva la calce, seguendo procedimenti più che mai artigianali che richiedevano notevoli sacrifici e lunghe attese.

Tutto ciò appare inconcepibile se valutato nell'ottica dell'odierna produzione di tipo industriale, la quale richiede rapidi tempi di realizzazione ed ottimizzazione degli sforzi.

Fino a circa una sessantina di anni fa la calce veniva prodotta in fornaci chiamate localmente calchere.

La calchera è un forno costruito con sassi squadrati, possibilmente resistenti al calore. Il luogo per la sua costruzione veniva scelto con cura: nelle vicinanze dovevano esserci una strada per il trasporto e una grande disponibilità di rocce calcaree e legname per alimentare il fuoco.

La pietra calcarea veniva introdotta nel forno e portata a temperature di circa 800°C. Bruciando ininterrottamente per circa 4 giorni fascine di legna al ritmo di 10 kg circa ogni 3 minuti, il calcare si trasforma in calce viva. Questa, a contatto con l'acqua diventa calce spenta e se ulteriormente idratata si trasforma in una massa pastosa, "il grassello" che mescolato con sabbia forma infine le malte.

Cottura:

CaCO3 (carbonato di calcio) + 800° C = CaO (Calce viva) + CO2 (anidride carbonica)

Spegnimento:

CaO + H2O = Ca(OH)2 (calce spenta)