30 agosto 2008: una splendida cavalcata nel cuore delle Dolomiti, tra Val Badia
e Ampezzo
Tour de Fanes
Partenza da San Vigilio e salita al Rif. Fanes e Passo Limo.
Dopo la discesa in Veneto, nuova salita al Rif. Sennes, poi
rientro al Rif. Pederù su una discesa da brividi. 52 km per-
corsi e ben 1712 metri di dislivello superato. 7 biker al via.
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SOCI DEL CLUB (TRA I QUALI IL RINCO ONORARIO FRANCO, AL RIENTRO DOPO
L'INFORTUNIO DI FOLGARIA DEL 19/7) E DUE SIMPATIZZANTI, HANNO
AFFRONTATO OGGI L'IMPEGNATIVO TOUR DE FANES, 4ª PROVA RINCO GOLD,
TRA ALTO ADIGE ED AMPEZZO. GIORNATA SPLENDIDA, CON UN CIELO TERSO
COME SI VEDE SOLO NELLE CARTOLINE, E PANORAMI MOZZAFIATO, IN UN
CONTESTO NATURALE AL 100%. RIENTRO ALLE 17,00 DOPO 9 ORE DI FATICHE,
CON QUALCHE PEZZO A PIEDI SUI RAMPONI ...
SIMPATIZZANTI:
San Vigilio di Marebbe (BZ),
30/08/08. Al quarto tentativo, è arrivato 'o Sole! Le tre
precedenti edizioni di RincoGold (Passo Stelvio 2005, Giro del Sella
2006, Klammlrunde 2007) erano infatti state caratterizzate da condizioni
climatiche non certo ottimali, con tanta pioggia e in alcuni casi anche
la neve (come sullo Stelvio o al Pordoi, ndr). Stavolta, invece, l'uscitona
annuale dei Rinco Boys è stata caratterizzata da una giornata davvero
splendida, che meglio non si poteva chiedere.
7 nostri biker (5 soci più 2 simpatizzanti) hanno così affrontato
l'impegnativo e panoramico tracciato del Tour
de Fanes, a cavallo tra l'Alto Adige e l'Ampezzo, con un
cielo azzurro come nelle cartoline, soffrendo non poco sulle dure rampe
sterrate che conducono ai rifugi Fanes (2060) e Sennes (2116), ma
godendo di panorami davvero impagabili. Dovevano essere in 8,
per la verità, ma il Nonno-Rinco Taverna ha dovuto dare forfait
all'ultimo momento, a causa di un'indisposizione.
Il gruppo dei 7, composto dal Presidente, Dori, CecchiPaone,
Kanoista e Franco, oltre ad
Omar e
Tania (la moglie del Vice-Presidente Frà, rimasto - tanto
per cambiare - a casa sul divano!) è partito dal campo sportivo in
località Ciamaur (1250), qualche km fuori dal pese di san Vigilio, alle 8,45 circa, imboccando la strada asfaltata
che sale docilmente in direzione del Rifugio Pederù, attraverso la Val
Tàmersc. La temperatura era ancora frizzante (di poco sopra i 10°) e
tale sarebbe rimasta per un bel po', perchè con le montagne così alte attorno,
il sole ha fatto capolino nella profonda valle solo dopo le 10,00.
Il gruppo ha viaggiato spedito sulla scorrevole strada che con diversi
saliscendi, in circa una decina di km, ha permesso di superare i 300
metri di dislivello fino al rifugio Pederù, dove è stata abbandonato
l'asfalto per affrontare il primo sentiero della giornata (n.7), in
direzione del Rifugio Fanes, subito dopo aver oltrepassato su un
ponticello in legno il torrente che solca la valle.
Una salita, quella del "Valùn de Fanes", di circa 5 km, divisa in tre tratti ben definiti. I primi 2
km con pendenze subito importanti (10% di media e punte vicine al 20%),
con diversi tornanti che hanno permesso in breve di superare la parete
soprastante il Rifugio Pederù. Poi un km circa in falsopiano, per
addentrarsi in una bella spianata fino all'attracco della nuova ascesa, di
nuovo ripida come la prima (9% di media e anche in questo caso con diverse rampette fino al 20%). Dopo aver raggiunto una nuova spianata
di pascoli, mentre
nel frattempo il sole aveva superato la cresta delle montagne
circostanti ed aveva iniziato a riscaldare l'aria, si è giunti al
Rifugio Fanes, a quota 2060. Poco più sotto, in una splendida conca
erbosa attraversata da un ruscello e costellata da un paio di piccoli laghetti verde smeraldo, c'e
il rifugio Lavarella, circondato da alcune piccole malghe.
Dopo la sosta al Rifugio Fanes è stata affrontata la prima rampa non
pedalabile della giornata. Il km successivo, infatti, quello che conduce
al Passo Limo (sentiero 10-11), contiene un paio di strappi assai lunghi (100-200 metri)
dove lo strumento ha segnato 25-30% di pendenza, con una media del 13%.
Aggiungiamoci che il fondo era molto ghiaioso ed ecco che tutti sono
stati costretti a scendere per spingere la bici per diverse decine di
metri, fino a quando la pendenza non è tornata a livelli umani ed ha
consentito di tornare in sella per affrontare l'ultima rampetta che
conduce al GPM di Passo Limo.
In un ampia conca erbosa in mezzo a vette rocciose dai colori bianco e
rosa (i c.d. "Monti Pallidi"), si trova infatti il Lago di Limo, piccolo specchio d'acqua verde
smeraldo, e poco più in là il Passo di Limo (2174), punto di massima
elevazione del nostro itinerario e 1° dei due GPM della giornata. Sui
prati attorno al lago, sdraiati al sole come lucertole, i nostri biker
hanno fatto la prima sosta ristoro del giorno, prima di affrontare la
lunga discesa sul versante opposto.
Dopo la sosta il gruppetto è risalito in sella e dopo aver raggiunto il
vicino valico ha iniziato la lunga discesa nella Val di Fanes, verso Podestagno (BL). Il
sentiero (n.10), costruito a mezza costa nella valle solcata dal Rio de Fanes,
presenta diversi punti con fondo sconnesso e ghiaioso, con pendenze
anche elevate, per cui si è proceduto con cautela, visto che nelle due
ultime apparizioni dei Rinco si è dovuti ricorrere al Pronto Soccorso!
Dopo qualche km è stato incontrato il confine tra la Regione Trentino
Alto Adige e il Veneto, con passaggio dal territorio del Parco Naturale
Fanes-Sennes-Braies a quello del Parco Naturale delle Dolomiti
d'Ampezzo.
Il tratto successivo era assai meno sconnesso, per cui si è potuto
procedere a maggiore velocità, perdendo rapidamente quota fino ai 1500
metri della Cascata di Fanes. Poco più sotto, proseguendo sul sentiero
10-401, si è giunti al "Ponte Alto", un
manufatto in legno che collega i due versanti della valle, nel punto più
stretto, con una forra sottostante di almeno 80-90 metri e il ruscello
che scorre in fondo, appena visibile tra le fenditure della roccia.
Da qui si è quindi proseguito, sempre in discesa, fino al Plan de Loa
(1400), una spianata erbosa sopra il paese di Podestagno, dove è
stato imboccato il sentiero (indicazioni per s.Uberto) che evitando di scendere fino alla SS51 ha
tagliato in direzione di località S.Uberto, dove è iniziata la 2ª salita della
giornata (sentiero n.6), più lunga e - ahinoi - più impegnativa di
quella precedente!.
I primi 3 km, fino al Rifugio Ra Stua, sono in pratica una strada asfaltata, anche se preclusa
al traffico veicolare (fatta eccezione per le navette verso il rifugio).
Ma è stato il primo km a mettere a dura prova le gambe già provate dei
biker che in quel punto ne avevano già una trentino all'attivo. La
strada, infatti, subito dopo la sbarra che ne chiude l'accesso ai
veicoli è schizzata verso l'alto, con pendenze fino al
20% e mai sotto il 14-15%. Una tirata micidiale, tenuto conto che a quell'ora (era il primo pomeriggio) il sole splendeva alto e scaldava
forte. Dopo il primo disarmante km, la strada ha concesso una tregua ed
è proseguita con andamento altalenante, alternando altre dure (ma brevi)
rampe a tratti in piano o addirittura a delle brevi discese. Alla fine,
dopo un paio di tornanti,
si è sbucati nei pascoli di Ra Stua (1668), dove si trova l'omonimo
rifugio e dove inizia lo sterrato.
Dopo i primi km attraverso i pascoli, abbastanza abbordabili, la strada si è fatta sempre più
ripida, fino a raggiungere una pendenza impossibile (costantemente oltre
il 20%, con punte fino al 30%), tanto che era faticoso salire perfino a piedi, visto che la ghiaia del fondo stradale non dava un solido
appoggio. Per quasi 2 km c'è stato davvero da sudare (e da spingere),
mentre oltre i mughi si intravedeva lo scollinamento verso il Rifugio
Sennes. Nel tratto finale la strada si è fatta meno pendente ed ha
consentito di risalire in sella, anche se il fondo ghiaioso non rendeva
affatto agevole l'ascesa. Dopo una vera e propria faticaccia si è
finalmente giunti ai 2116 metri del Rifugio Sennes, dove un freschissimo
radler è parso come un vero atto dovuto.
A questo punto c'è stato il primo episodio che ha fatto perdere un po' di
tempo, in quanto Cecchi Paone, Franco e Tania, che erano rimasti
attardati sui ramponi, una volta giunti al bivio Sennes-Fodara Vedla,
situato circa 400 metri prima del Rifugio Sennes (occultato però da una
collina erbosa), hanno svoltato a sinistra anzichè proseguire per il
Sennes. Gli altri del gruppo, dopo oltre mezzora di attesa, hanno
chiesto informazioni ad un gruppo di escursionisti che stavano salendo a
piedi (le comunicazioni telefoniche erano precluse dalla mancanza di
segnale, ndr), apprendendo da loro che i tre compagni avevano imboccato
un'altra strada. Dopo aver controllato la cartina ed aver verificato che
le due vie si incrociano poco più sotto, il Presidente, Dori, Kanoista
ed Omar sono partiti in discesa, raggiungendo poco dopo gli altri tre
che nel frattempo si erano fermati a mangiare all'ombra di una pianta.
Dopo essersi riunito, il gruppo ha proseguito sul sentiero n.7 in
direzione di Fodara Vedla. Qui è accaduto il 2° episodio "perdi-tempo",
ovvero la foratura del Presidente, rimasto con la ruota anteriore a
terra, probabilmente, a causa della classica "pizzicata" sul fondo
sassoso. Dopo l'obbligato pit-stop, i magnifici 7 hanno ripreso a
pedalare, giungendo poco dopo in
località Fodara
Vedla (1966), un incantevole villaggio alpino, formato da piccole malghe
e fienili, nonché da una chiesetta, tutto rigorosamente in legno e
pietra.
Da qui, dopo essere scesi in un vallone ed aver
affrontato una breve ma intensa salita, si è proseguito sul sentiero 9 per poi affrontare la ripidissima discesa finale verso il
Rifugio Pederù. Un paio di km con pendenza media di -17%, ma punte
vicine al -30%, con un fondo in cemento sbozzolato e un continuo
susseguirsi di ripidi e stretti tornanti, affacciati uno sopra all'altro
come dei balconi. In breve si è tornati ai 1550 metri del Rifugio Pederù,
dove è stata imboccata la veloce strada della Val Tamersc, percorsa al
mattino in salita, che in breve tempo ha ricondotto il gruppo nei pressi
di san Vigilio.
Complessivamente sono stati percorsi 52 km
(circa 8 in meno del previsto, perchè la partenza è stata
spostata fuori dal paese, dove si poteva trovare più facilmente
parcheggio) e 1712 metri di
dislivello (che nonostante lo spostamento non è invece variato, perchè
la strada che esce dal paese è pressoché pianeggiante), con GPM a Passo Limo, a 2174 metri di quota.
CARTINA E ALTIMETRIA
La
cartina del tour (clicca sull'immagine per vederla ingrandita)
L'altimetria, con le
due salite verso il Rif. Fanes e il Passo Limo (la 1ª) e al Rif. Sennes (la 2ª)
LE FOTO DELLA GIORNATA
Si lasciano le auto nel parcheggio del campo sportivo, in
località Ciamaur
Poco prima delle 9,00 il gruppetto imbocca la Val Tamersc,
in direzione del Pederù
Dopo un km incontriamo una caratteristica casa ladina, piena di fiori. Foto
d'obbligo
La valle è stretta, le montagne attorno sono alte e il
sole fatica ad arrivare.
Dopo una decina di km arriviamo al Rifugio Pederù (1548),
ancora all'ombra
Ci dirigiamo verso il Valùn de Fanes, attraversando il
ruscello che scorre vicino al rifugio
I primi km sono abbastanza impegnativi, con pendenze
elevate e fondo ghiaioso
Dopo un paio di tornanti il Rifugio Pederù ci appare già
piccolo, piccolo, in lontananza
Il vallone ghiaioso mette subito a dura prova le nostre
gambe. Il sole si fa ancora desiderare
Le vette dolomitiche si stagliano nitide nel cielo terso e
azzurro come nelle cartoline
Per strada incontriamo una simpatica scultura lignea e
facciamo una sosta per la foto
Ovviamente l'uomo di legno, coi Rinco Boys di mezzo, non
se la può cavare con una foto:
così scatta la vestizione con la nostra maglia (a sinistra) e lo scaccolamento
(a destra)
Dopo un tratto in piano, la strada torna a salire prima
del Rifugio Fanes
Questo cartello che indica il rifugio è una vera opera
d'arte!
Poco prima del rifugio incontriamo alcune caratteristiche
baite di legno
Un gorgheggiante ruscello attraversa i pascoli, fornendo
acqua per il bestiame
Raggiungiamo quota 2000, il rifugio è ormai vicino. Di
fronte a noi la cresta del Passo Limo
Ovunque ci giriamo ci appaiono splendide vette, col cielo
terso sullo sfondo
A quota 2060 ecco il Rifugio Fanes:
Űcia de Fanes, come è chiamato in
ladino
Poco più sotto, in ampia conca, il Rifugio Lavarella, con
un piccolo e incantevole laghetto
Un'altra splendida immagine della conca del Rifugio
Lavarella
Franco (al rientro dopo l'infortunio) sull'ultimo tratto
prima del lago e del passo Limo
Poco prima del passo c'è il Lago di Limo, dal colore verde
smeraldo
A Passo Limo (2174) si fa una sosta ristoro in vista della
lunga discesa che ci attende
Il sole è piacevolmente tiepido (nonostante i quasi 2200
metri) e un po' di relax non guasta!
Dopo la sosta, da Passo Limo imbocchiamo la Val di Fanes, in direzione di
Cortina d'Ampezzo
Il primo tratto della discesa si sviluppa con ampie curve
sui crinali
Siamo ancora oltre quota 2000 e la vegetazione è molto
rada
La strada scende a zig-zag nei pascoli. Il fondo è
molto ghiaioso e richiede attenzione
Dopo qualche km si lascia l'Alto Adige e si entra in
Veneto (provincia di Belluno)
La strada costeggia il Rio Fanes che in fondo alla valle
forma una spettacolare cascata
Per passare sull'altro versante attraversiamo il Rio Fanes
su un ponticello di legno
La strada sale ripida, senza tregua, con pendenze che
arrivano anche al 20%
Dopo circa 4 km, la strada asfaltata termina davanti al
Rifugio Ra Stua (1688)
Il Kanoista e il Dori, primi ad arrivare a Ra Stua, si
riposano al sole
Cecchi Paone si diverte a dare l'erba fresca ad un piccolo
pony che si è avvicinato a noi
Del resto i piccoli pony, quassù, vivono alla stato brado
nei pascoli
Per strada incontriamo le vere regine dei pascoli che,
giustamente, pretendono la precedenza
Dopo un paio di km tra i pascoli, la strada si impenna,
incuneandosi in una stretta valletta
Quando la pendenza si fa impossibile (25-30%) non rimane che
procedere a piedi
Sopra di noi impressionanti pareti rocciose, alte qualche
centinaio di metri
Dopo il paio di km impossibili, fatti a piedi, si torna in
sella per l'ultimo tratto più umano
Arrivati oltre quota 2000, sparisce la vegetazione e ci
troviamo circondati da pascoli.
Attorno a noi le vette dolomitiche, dal caratteristico colore chiaro che ha
fatto guada-
gnare a queste montagne l'appellativo di "Monti Pallidi". Un panorama stupendo a
360°
A quota 2116, finalmente, appare come un'oasi il Rifugio
Sennes
Attorno al rifugio solo verdi pascoli, qualche baita e un
panorama davvero stupendo
Dopo 37 km e 6 ore in sella, un radler è veramente
meritato!
Dopo la sosta lasciamo il Rifugio Sennes e imbocchiamo la
discesa verso Fodara Vedla
La strada è veloce e scorrevole e si snoda tra i pascoli
d'alta quota
Anche oggi non poteva mancare la foratura. Ecco il
Presidente alle prese con la camera d'aria
Poco sotto quota 2000 incontriamo la località Fodara Vedla
Il villaggio è costituito da alcune malghe e c'è pure una
piccola chiesetta
Il tratto finale della discesa è un vero muro. Sotto di
noi appare il Rifugio Pederù
Vista dall'alto, la strada fa davvero impressione per la
sua pendenza
Sui tratti più ripidi (30%) il Dori preferisce non
rischiare e scende a piedi
Sembra impossibile, ma siamo scesi in bicicletta da questa gola!
Mentre gli ultimi due Rinco (a sx) completano la ripida
discesa verso il Rifugio Pederù,
Cecchi Paone indica il Valùn de Fanes, risalito oltre 8 ore prima, ad inizio
escursione
Gli ultimi 10 km in leggera discesa (e su asfalto!) sono
un vero toccasana dopo la sfacchinata