Uscita
"B & B" d'autunno - stagione 2017
CANTINE
MONFORT
|
11/11/2017 - Disputata oggi a nord di Trento l'uscita autunnale del programma Bici & Bicèri che - come ormai da tradizione - ha chiuso la stagione delle due ruote dei Rinco boys. In mattinata c'è stata la bella pedalata (circa 17 km) nei vigneti delle colline di Lavis e di Meano, poi il ristoro e la visita presso le Cantine MONFORT a Lavis.
Molto bello ed intenso l'itinerario percorso in bici, che ha portato i Rinco a salire dapprima sulla collina di Lavis, passando per alcuni dei numerosi masi (Spon, Toldin, Paierla, Clinga), fino al confine con il comune di Giovo. Poi, dopo il rientro a Lavis ed il passaggio dell'Avisio, la seconda salita, sulla collina di Meano, fino a Gazzadina, con discesa da Camparta.
17 km decisamente intensi, con soli 500 metri di dislivello complessivo ma con alcune salite brevi ma molto ripide (anche oltre il 20% di pendenza) e discese altrettanto tecniche fra i vigneti.
Dopo la pedalata - come si diceva - ci sono stati la visita guidata ed il ristoro presso la struttura delle Cantine MONFORT, una vera e propria "sorpresa" nascosta fra le palazzine del centro di Lavis, che si sviluppa quasi interamente .. sottoterra! Ecco i dettagli ...
La prima "B": la Bici ...
....La
mappa (clicca sull'immagine per accedere al tracciato sulle dettagliate mappe di OpenMTB) |
||||||
... | ||||||
La panoramica 3D
|
||||||
... | ||||||
L'altimetria
|
Le foto della pedalata
La tramoggia dove vengono scaricate le
uve appena vendemmiate
Si parte, attraversando il centro
storico di Lavis
Ci dirigiamo verso nord, destinazione
collina
Usciti dal paese, imbocchiamo la
"Strada del Vino"
La collina vitata
Lasciamo la SP per imboccare una
vecchia strada fra i vigneti
La via, di origine medievale, è stata
tracciata sulla vecchia strada romana "Claudia Augusta"
Il fondo acciottolato, molto insidioso
in salita
La strada è anche chiamata "Strada
fonda", perchè incassata fra due alti muri a secco
Dopo un tratto più ripido, la strada
spiana
Una sosta dopo la rampa
Uno spicchio di Brenta innevato, fa
capolino da dietro la Paganella e il Fausior
In vista di Pressano
Un capitello
La salita prosegue verso loc. Clinga
I vigneti tinti di giallo
La salita verso Maso Clinga
Abbandonata la strada, si imbocca
un'interpoderale fra i vigneti
Vista su Pressano e sulla Paganella
Vista verso nord, sulla Piana
Rotaliana
La strada risale in diagonale il
pendio, senza pendenze elevate
In sosta all'innesto sulla strada per
Maso Spon
Ora l'ascesa prosegue, molto più
ripida, sulla strada per i masi
L'arrivo a Maso Spon
Un toponimo molto antico:
nell'archivio parrocchiale vi sono notizie di "Sponhof" fin dal 1400
La strada attraversa il maso con un
tunnel
Attraversiamo l'antico insediamento
rurale
Dopo Maso Spon, la salita riprende
ripida
Arriva la rampa ...
E che rampa !!!
Affrontiamo il primo tratto della
ripida ascesa
Al primo bivio, dopo circa 100 metri,
lasciamo la strada asfaltata
Si prosegue su una stradina sterrata
in mezzo ad un bosco di castagni
Nonostante le recenti piogge, il fondo
è abbastanza compatto
Usciti dal bosco, si torna a pedalare
fra le vigne
Poco dopo, si ritorna nel bosco
Il guado di un rio in secca
Ancora fra i castagni, pedalando fra
ricci e foglie secche
L'ultimo tratto di salita, verso Maso
Spiazzol
L'arrivo a Maso Spiazzol
Il toponimo fa riferimento al piccolo
pianoro (lo spiazzòl, diminutivo di spiàz) su cui si trova il maso.
Anch'esso molto antico, è citato nel corso del 1400 con il nome (in tedesco)
di Splatzel
Questo è il punto più a nord del tour.
Qui c'è il "giro di boa"
Percorrendo una strada più a monte, si
ritorna verso sud
Anche qui domina il castagno
Arriviamo all'innesto con la strada
che scende da Serci di Giovo
Questo, a 520 m. di quota, è il punto
più elevato del nostro itinerario
Ora inizia la discesa verso Maso
Toldin
Eccoci a Maso Toldin
La costruzione più antica del maso, un
tempo noto come Maso Fontanazz
Proseguiamo sulla "strada dei masi"
Ci troviamo al confine con il comune
di Giovo
L'arrivo a Maso Paierla
Il maso, come indica questa targa del
1854, è attraversato dal confine fra Lavis e Giovo
Inizia la discesa verso valle
La stradina scende ripida fra le vigne
Briz, ancora alle prese con i postumi
della frattura al malleolo, procede con molta cautela
La discesa prosegue ripida fra le
pergole
Qualche tratto assai sconnesso
costringe a procedere con molta cautela
Vigne antiche
La Paganella
Dopo il tratto più ripido e sconnesso,
la strada sui fa più abbordabile
Discesa verso Maso Clinga
Sullo sfondo, si vede Lavis
Più a valle, la strada ritorna
asfaltata
A Maso Clinga
Il toponimo è di origine incerta.
Alcuni lo farebbero risalire ai primi proprietari tedeschi
(famiglia Klinger?), altri al termine tedesco klingen (suonare). E' citato
fin dal 1300
La strada prosegue sopra uno splendido
vigneto
Un terreno dall'ottima esposizione
solare
La parte finale della strada
Ultimo sguardo a Maso Clinga
Piccola sosta
Ora ci attende una bella discesa ...
Si scende verso Lavis
Passiamo davanti al rifugio antiaereo
della II Guerra Mondiale
L'ingresso del rifugio, visitabile
solo in alcune occasioni
La zona di Lavis (e in particolare dei
Vodi) fu oggetto di numerosi bombardamenti degli alleati
Fra i vicoli della parte storica di
Lavis
Ops ...
In vicolo Pristol, che deriva dal
tedesco Burgstall (luogo fortificato). Una volta, sul dosso, c'era un
castello
In fondo alla discesa
Dal centro di Lavis, si punta ora
verso San Lazzaro
Attraversiamo l'Avisio sul vecchio
ponte di ferro
Percorriamo ora la sponda sud dell'Avisio,
in territorio del Comune di Trento
Le case rivierasche di Lavis
Ora inizia la seconda parte del tour:
la collina di Meano
Si sale nella valle del Rio Papa
Sulla solatìa collina a nord di Trento
Panorama sui vigneti
L'arrivo a Meano
Nel centro della frazione collinare di
Trento
Ora si sale verso Gazzadina
La strada si inerpica ripida fra le
vecchie case
Usciamo dal paese
Sosta dopo il rampone
Antonio e Sant'Antonio
La segnaletica dell'Ecomuseo
dell'Argentario
Si prosegue fra i vigneti
Percorriamo la "Strada dei Magnoi"
Anche qui troviamo dei tratti molto
ripidi
La parte finale della rampa, che porta
ad uno dei tanti masi
Ora si prosegue con pendenze molto più
abbordabili
Arriviamo nei pressi di Gazzadina
Si vedono le prime case della frazione
Percorriamo un tratto della strada
vecchia
La vecchia chiesa di San Martino, che
sovrasta il paese
Dopo un breve tratto sulla
provinciale, svoltiamo in direzione di "Gazzadina Nuova"
Percorriamo via Case Nove
Arriviamo al 2° GPM del tour odierno,
a quota 460 m. circa
Inizia la discesa verso Camparta
Anche qui la strada scende ripida
Costeggiamo alcuni vigneti
Arriviamo a Maso Pasolli-Pisetta
Da qui si prosegue su una antica
strada medievale
La via scende ripida nel bosco
Si scende sul fogliame secco
Un paio di tornanti ...
Il tratto finale della strada sterrata
Ora possiamo ammirare uno splendido
panorama su Lavis
Il Giardino Bortolotti, un tempo pieno
di serre e di piante esotiche
La discesa prosegue su asfalto
Sulla collina di Camparta bassa
Si prosegue verso il fondo valle
Vista su Lavis
In loc. Camparta bassa si ritorna
sulla strada Meano-San Lazzaro
Ora non rimane che scendere a San
Lazzaro
La vecchia chiesa
Particolare della facciata
Attraversando il ponte di ferro, si
ritorna a Lavis
Il vecchi panificio comunale
Ritorniamo verso il centro del paese
In via Carlo Sette
L'arrivo in cantina
Ora riponiamo le bici e passiamo alla
seconda B ... i Bicèri
La seconda "B": i Bicèri ...
Dopo aver lasciato le nostre MTB, ci buttiamo con piacere nella 2ª parte del programma B&B. La seconda B, infatti, sta per Bicèri e così, dopo la "fatica" in sella, arriva l'atteso e gradito momento eno-gastronomico. Ad attenderci, davanti alla struttura, c'è Chiara, incaricata di farci da Cicerone.
L'azienda CANTINE MONFORT, ci viene raccontato, venne fondata nel 1945 a Palù di Giovo, in Valle di Cembra, luogo originario della famiglia Simoni. A quel tempo l’attività era soprattutto di tipo commerciale: infatti si vendeva sia il vino prodotto con l’uva dei vigneti di proprietà che quello ottenuto da partite di uva acquistate da contadini della zona.
Sei anni più tardi, era il 1951, l’attività fu trasferita a Lavis. Questo fu un passaggio importante grazie al quale la cantina poté disporre di spazi più funzionali e dare avvio ad una piccola attività per la vendita all’ingrosso di mosto e vino ad altre cantine. Le varietà di vino che allora si producevano erano poche: Schiava e Merlot per i rossi e Nosiola per i bianchi.
Nel 1958 c’è stato il trasferimento nella sede attuale, poi oggetto di svariati lavori di ampliamento, l'ultimo nel 2004, che giocoforza - in mancanza di spazi in superficie (la cantina è stretta fra alcune palazzine costruite nel frattempo tutt'attorno) - hanno puntato verso il sottosuolo. La cantina, infatti, si sviluppa quasi interamente sottoterra, dove giacciono le enormi botti d'acciaio e le barricaie. E' una vera sorpresa, partendo da un piccolo cortile stretto fra le abitazioni circostanti, ritrovarsi in immensi spazi ipogei, dove pulsano le moderne attrezzature in acciaio inox, accanto alle tradizionali botti in legno utilizzate per l'affinamento.
Dopo l'interessante visita sotterranea, il gruppetto è stato accolto nell'area visite al piano terra, dove si è passati alle degustazioni, abbinate ai prodotti del territorio. Come aperitivo è stato assaggiato un profumatissimo spumante TrentoDoc in versione rosè (con una percentuale di Pinot nero per conferire colore ed aromi). Poi, abbinati ad ottimi salumi e formaggi locali, serviti con alcune salse (di rosa canina, di mele cotogne, miele), si è passati ai vini fermi, di cui due bianchi e un rosso.
Per i bianchi è stato assaggiato dapprima il noto Blanc de Sers, il cui nome (il Bianco di Serso, località del comune di Pergine all'imbocco della Valle dei Mocheni) ha una storia tutta particolare. Nel 1978, due amici perginesi in trasferta di lavoro nella riviera romagnola, si fermarono in un ristorante di Cesenatico per mangiare e, all'arrivo del sommelier che con fare cerimonioso aveva chiesto che vino desideravano, uno dei due - il più burlone - rispose il Blanc de Sers. Un vino che non c'era, ma ugualmente il sommelier andò a controllare e al suo ritorno riferì che ... lo avevano terminato! Nel 2001, nell'ambito di un ambizioso progetto di recupero dei c.d. vitigni storici, che avevano rischiato di scomparire per sempre dopo l'avvento dei c.d. vitigni internazionali, le cantine Monfort hanno coinvolto alcuni vignaioli della zona di Serso e Viarago, recuperando gli antichi terrazzamenti collinari dov'è ritornata la vite. Oggi il Blanc de Sers è una realtà, con un uvaggio interamente locale: Valderbara, Veltliner, Vernaz e Nosiola.
Dopo il Blanc de Sers è stato quindi assaggiato un gradevolissimo Gewurztraminer, con il suo inconfondibile gusto aromatico, ottenuto da uve coltivate nella zona di Cirè di Pergine. Per chiudere, un bel rosso, l'intenso Pinot Nero, con il suo profumo di frutti a bacca rossa.
Ecco - ad ogni modo - le immagini della visita in cantina e della successiva degustazione .
Le foto della visita
La tramoggia, il punto di ingresso delle uve in cantina
Scendiamo nei sotterranei
dell'azienda, che si sviluppa quasi interamente nel sottosuolo
La barricaia
Si prosegue la visita, ancora più giù
Le enormi botti in acciaio
La visita prosegue
Arriviamo in un luogo molto
particolare: le vecchie vasche in vetro-cemento
Questi locali, dove oggi riposano le barrique, fungevano da tino
Ci accomodiamo nella comoda saletta
Dopo lo spumante, si passa ai vini fermi: il Blanc de Sers,
Gewurztraminer e Pinot Nero
Dopo la degustazione, ci spostiamo nella zona enoteca
... alla prossima!