San Romedio
La figura di San Romedio è un chiaro esempio del
fenomeno dell'eremitismo sviluppatosi in Europa a cavallo tra il X e l'XI
secolo. Signore del castello di Thaur, vicino a Innsbruck, Romedio appartiene a
una ricca famiglia della nobiltà bavarese-tirolese, padrona tra le altre
ricchezze anche delle saline nella Valle dell'Inn, con molti uomini al suo
servizio. Nel corso di un pellegrinaggio a Roma decide di ritirarsi ad una vita
di penitenza, donando tutti i suoi averi e possedimenti alla Chiesa e scegliendo
di appartarsi in un luogo isolato per dedicare la sua vita a Dio. Trova questo
luogo nelle selvagge gole alla confluenza tra il Rio di Romedio e il Rio di di
Verdes in Val di Non. Vive in completa austerità, con alcuni fedelissimi,
pregando immerso nella natura ed abitando nella grotta dove ora sorge il
santuario. Romedio trova in quest’angolo isolato una nuova dimensione di sé e
del mondo circostante. Alla sua morte, viene scavata una tomba nella roccia che
diventa ben presto meta di pellegrinaggio. Coloro che lo avevano amato e stimato
costruiscono, attorno all'anno 1000, la prima chiesetta, gettando le basi per
quello che diventerà il santuario. Nel XII secolo il culto di San Romedio viene
ufficializzato dal Vescovo di Trento e si rafforza negli anni. Nel corso dei
secoli i pellegrini continuano a portare pietre (in un certo senso i primi "ex
voto") e costruiscono, passo dopo passo, il monumento di fede che oggi
conosciamo. Il santuario è collegato alla basilica dei martiri anauniensi a
Sanzeno, e da un percorso penitenziale segnato dai capitelli della Via Crucis,
costruita nel 1940.
La leggenda dell'orso
Su San Romedio esistono varie leggende, la più nota è quella che riguarda un
orso. Si narra di Romedio che, volendo recarsi
a Trento per un ultimo saluto al suo vescovo Vigilio, chiese ad un suo discepolo
di sellargli il cavallo. Questi però tornò indietro terrorizzato raccontando che
un orso stava sbranando il cavallo. Il vecchio eremita non si scompose e gli
disse: "Allora metti le briglie all'orso". Il discepolo, che di Romedio si
fidava ciecamente, tornò indietro e, pur con la dovuta titubanza, avvicinò le
briglie all'animale il quale chinò il grosso capo e si fece sellare
tranquillamente. Il Santo poté così raggiungere Trento a cavallo dell'orso.
Ricordando questa leggenda nel 1958 il senatore conte
Gian Giacomo Gallarati Scotti, membro d'onore del comitato di fondazione
del WWF in Italia, comprò Charlie, un orso destinato a morire perché la sua
pelle fosse venduta, e lo donò al santuario di San Romedio.
Informazioni e immagini tratte dal sito
www.girovagandointrentino.it